La porno segretaria di partito imbarazza i rossi di vergogna
Responsabile di un circolo del Pd a Pisa, è stata riconosciuta in filmino a luci rosse. Ma i colleghi la difendo a spada tratta
E meno male che il vento cambia, verrebbe da dire. Il problema, a mettere ordine nell'ultimo caso moral-erotico che riguarda il Partito democratico, è che soffia dove vuole. E che se ne infischia, il vento, dei precetti moralistici che a volte fanno comodo. Quando riguardano gli altri. Così a scaldare, è proprio il caso di dirlo, il principale partito d'opposizione, provocando imbarazzi non da poco, è un filmino hard. Trattasi di un video a luci rosse, realizzato da una casa di produzione specializzata in pellicole amatoriali, fatte cioè con attori non professionisti. Si chiama “È venuto a saperlo mia madre”. Titolo che, rispetto agli altri film della casa, la CentoXcento, è tra i più sobri. Ne citiamo alcuni dal catalogo: “Le avventure del Dott. Sborrosio”, “Più maiale di così”, “Il ritorno di gole profonde”, “Spruzza te che bevo io”. E via così. Niente di strano. Il problema è che una delle attrici è (anzi era) la segretaria di un circolo del Pd di San Miniato, comune del pisano, nonché segretaria comunale del Pd e componente dell'assemblea nazionale dei Giovani Democratici, dove ricopriva l'incarico di Responsabile Diritti Civili di Pisa. La giovane, laureata da poco in Lettere con ottimi voti, è descritta da chi la conosce come «una ragazza molto colta, appassionata di lettura, un'intelligenza molto vivace» e «molto attiva politicamente». Una brillante militante. Venticinque anni, bionda, carina. Fatti miei, avrà pensato, se mi diverto a fare un filmino a luci rosse. A febbraio si dà all'opera. Ha una mascherina, pensa di non essere riconoscibile. Invece non sfugge all'occhio di qualche appassionato del circondario (evidentemente frequentatore del Pd). La notizia esce sui giornali locali. Apriti cielo. Ovviamente arriva anche a casa. La poveretta è costretta a dimettersi dall'incarico, si dice spinta dai vertici locali. Anche se ieri Francesco Nocchi, segretario provinciale Pd di Pisa, e Massimo Baldacci, segretario comunale del Pd di San Miniato, hanno smentito qualunque pressione. Non solo «non è stata sospesa», hanno spiegato, «ma è ancora regolarmente iscritta». Semplicemente, «da alcuni mesi si è allontanata, senza che sia intervenuta nessuna rottura politica, per motivi personali e di studio». Quindi si definisce «sbagliato» e «disgustoso «il clamore» attorno alla vicenda. «Una giovane donna di venticinque anni, che non ha coinvolto altri che se stessa nelle proprie azioni e che deve risponderne solo a se stessa ha il diritto di essere lasciata in pace». Ha diritto sì. Il problema è l'imbarazzo che ha provocato nel Pd. L'episodio, infatti, che, a proposito di corpo femminile, segue la polemica sul manifesto della Festa dell'Unità di Roma, quello con la gonna sollevata alla Marylin Monroe, è arrivato anche in Transatlantico. La reazione generale, tra i democratici, è il no comment. O il sospiro di sollievo alla notizia che si è dimessa. Con alcune eccezioni. «Intanto», spiega a Libero Marina Sereni, «era adulta e consapevole di quello che faceva. Io non lo farei. Ma non me la sento di giudicarla. E non vedo quale articolo dello Statuto si possa usare per espellerla». E l'uso del corpo delle donne? E la tanto deprecata mercificazione del corpo femminile, oggetto di una manifestazione? Sereni spiega che «altra cosa è essere indifferenti quando un occhio maschile usa il corpo della donna». Per quanto, lei stessa ammette, i fruitori di filmini hard sono maschi. E dunque? «Insomma, qui non c'è reato. Si può discutere sulla scelta, ma non è paragonabile al bunga-bunga». Anche Marianna Madia, giovane deputata del Pd, inizialmente interdetta dalla vicenda, la difende: «Facesse quello che vuole. Se ha deciso liberamente di fare quel film, non vedo il problema. Non me la sento di dire che deve andarsene». Quanto alla discussione di pochi mesi fa sull'immagine femminile, Madia riconosce che «in quel dibattito, sì, c'è stato un velo di ipocrisia». E quindi onore all'attrice porno che l'ha svelata? Paola Concia non ha dubbi: «È adulta e vaccinata. Le piace fare i film porno? Bene. Solo in Italia ci stupiamo di queste cose». Ma allora che differenza c'è con le ragazze dell'Olgettina? «È diverso. Chi ha incarichi pubblici deve avere comportamenti sobri. Questa ragazza non aveva incarichi pubblici. E se una persona adulta sceglie liberamente di fare quell'esperienza, non ci trovo alcuno scandalo. Poi il fatto che le donne usino il corpo per il piacere maschile è un altro conto...». Insomma, la questione è scivolosa e dibattuta. Ma un punto, forse, è fermo: fino agli incarichi di partito, il filmino si può fare. di Elisa Calessi