Per il Pd immunità mediatica: tanta omertà sul caso Pronzato
Al contrario di quanto accade con esponenti di destra, sul consulente di Bersani cala un rumoroso silenzio televisivo / Paragone
Poi dice che uno si butta a sinistra... Già, perché se sei un perfetto sconosciuto di destra arrestato dai magistrati, bene che ti vada ti ritrovi in prima pagina, con intercettazioni telefoniche annesse - tue, dei familiari, degli amici eccetera eccetera. Se al contrario sei un perfetto sconosciuto di sinistra con un pesante capo d'accusa sul groppone, tutto sommato lo sputtanamento è assai limitato. E comunque si salvano i referenti politi di riferimento: niente telefonate intercettate e trascritte, niente macchinazioni in grande stile, niente di niente. Solo la fredda cronaca. L'arresto di Franco Pronzato, responsabile delle politiche sui Trasporti per il Partito democratico nonché consulente di Bersani quando l'attuale segretario era al ministero, e il coinvolgimento di Vincenzo Morichini, uomo molto vicino a Massimo D'Alema, mette a nudo la diversità di trattamento che avviene in questo Paese quando è coinvolto un partito piuttosto che un altro, un politico piuttosto che un altro. Giù la maschera: si fosse trattato di persone vicine a Berlusconi, a quest'ora avremmo letto paginate di dettagliati resoconti sulle operazioni contestate, avremmo potuto ascoltare nei siti internet le telefonate dell'inchiesta, insomma sarebbe stato ciò che ben sappiamo da tempo. Qualcuno sostiene che con l'inchiesta che vede coinvolti tra gli altri Pronzato e Morichini non siamo lontani da quel groviglio di relazioni che la magistratura coi giornali (o i giornali con la magistratura) ha di volta in volta chiamato P3 poi P4. Siccome non crediamo alla moltiplicazione dei fattori P, noi non lo crediamo. I magistrati contestano all'ex consulente di Bersani una tangente su un appalto dell'Enac (ente di cui è membro di amministrazione) per favorire collegamenti aerei “low cost” tra l'isola d'Elba con le città di Roma, Firenze e Pisa. C'è di più; a leggere le cronache pare che ad uno degli arrestati sia stata sequestrata una lista dove figurerebbero nomi anche di politici con accanto somme di denaro. Altri particolari non meno interessanti puntellano l'inchiesta, il cui succo è la messa a nudo «non di un episodio isolato - scrive il gip - bensì di un sistema illegale di rapporti instaurato tra Morichini, i Paganelli e Pronzato». Dove il Morichini è l'amico di D'Alema e il Pronzato e un dirigente importante del Partito democratico nonché ex collaboratore dell'allora ministro dei trasporti Pierluigi Bersani. Ora, che Bersani o che D'Alema sapessero alcunché tenderei ad escluderlo categoricamente ma non è da escludere con pari sicurezza che Pronzato e Morichini usassero le loro entrature politiche per millantare chissà cosa; nulla di nuovo sotto il sole: ogni stagione ha i suoi bauscia, i suoi “casciaball”. Sia chiaro, nessuno fa il tifo perché ai big del centrosinistra o al centrosinistra sia riservato il trattamento che invece in questi anni è stato riservato a chiunque in quota centrodestra sia stato in qualche modo coinvolto in indagini giudiziarie, vogliamo - questo sì - che sia messa agli atti la sistematica disparità di trattamento mediatico. Perché questo resta il maledetto nodo da sciogliere e che i governi (tutti) non hanno saputo sciogliere: la garanzia per chi viene coinvolto in indagini di essere considerato innocente fino alla sentenza definitiva. E non che questo principio costituzionale (a proposito di Costituzione da rispettare...) sia tale solo sulla carta. A che serve avere dalla mia l'affermazione del principio quando poi tra fughe di notizie, pezzi di indagine, trascrizioni di telefonate intercettate, il giudizio popolare è peggio di una qualsivoglia sentenza? “Voglio essere informato” dice il post di Repubblica ed è sacrosanto; ma il diritto a essere informato non può prevalere sugli altrui diritti, ciò che è invece quanto mi sembra si voglia, tra l'altro per fini politici.Il Paese ha vissuto questi anni oscillando tra la sfida politica e il contenzioso giudiziario, col risultato che si è sfaldata sia la fiducia della gente per la politica sia la fiducia verso la giustizia. Nel frattempo gli italiani erano e sono alle prese con i bilanci famigliari da far quadrare, con figli disoccupati, con aziende da far girare e con città sempre più soffocanti. Tutta roba lontana anni luce dai pensieri del Palazzo. di Gianluigi Paragone