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Coltivare marijuana? Si può. Cassazione, sentenza choc

Per la Suprema Corte nessun danno da una piantina coltivata sul balcone della propria abitazione. Respinto ricorso procuratore

Giulio Bucchi
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Incredibile sentenza della Cassazione, da cui arriva il 'via libera' alla coltivazione, sul terrazzo di casa, di una piantina di marijuana perchè il fatto, nonostante il rigido orientamento delle norme sugli stupefacenti, non ha alcuna portata offensiva. Per questa ragione i supremi giudici hanno respinto il ricorso con il quale il procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro ha protestato contro l'assoluzione di un ragazzo di 23 anni sorpreso con una piantina di 'maria' sul balcone della sua abitazione a Scalea, in provincia di Cosenza. Con questo colpo di spugna, messo nero su bianco sulla sentenza 25674, i supremi giudici cercano di mettersi alle spalle quintalate di giurisprudenza che, seguendo un indirizzo univoco, avevano stabilito che debba sempre essere punita la colitvazione dello stupefacente. Le motivazioni - In particolare la Cassazione, per sdoganare dalla soglia di rilevanza penale il possesso della piantina di canapa indiana, con un piroetta giuridica afferma, in pratica, che sia doveroso sposare la linea di giudizio che individua nella "problematica dell'offensività" la leva "destinata in futuro ad innovare tutto il sistema penale". Così, quando la "modestia dell'attività posta in essere emerge da circostanze oggettive di fatto, come in questo caso la coltivazione di una piantina in un piccolo vaso sul terrazzo di casa con un principio attivo di 16 milligrammi, il comportamento dell'imputato deve essere ritenuto del tutto inoffensivo e non pubibile anche in presenza di specifiche norme di segno contrario". In conclusione, osserva la Cassazione, non solo non è punibile alcun comportamento non previsto dalla legge come reato, ma non è punibile nemmeno il reato che non procura danni a nessuno.

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