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Aja: "Ora arrestate Gheddafi" Ma tutti gli altri dittatori?

Mandato di cattura contro il Colonnello e il figlio per crimini contro umanità. Ma tutti gli altri despoti, dai Castro a Kim Jong-li

Andrea Tempestini
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Per Muammar Gheddafi sembra avvicinarsi la fine, anche se il Colonnello ha dimostrato più volte di aver sette vite. Dall'Aja la corte Penale Internazionale ha spiccato un mandato di arresto contro il rais per crimini contro l'umanità, oltre che per il figlio Seif al Islam e il capo dei servizi segreti Abdullah Senussi. La corte ha accettato la richiesta del procuratore Louis Moreno Ocampo che aveva presentato 1.200 pagine di prove contro il clan. La soluzione era stata auspicata anche dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. Le 'dimenticanze' dell'Aja - Gheddafi è il secondo capo di Stato, dopo il sudanese Omar el Bashir, su cui pende una richiesta di arresto internazionale. In teoria il Colonnello e i suoi accoliti dovranno essere arrestati se si recheranno in uno dei 116 Paesi che hanno sottoscritto il Trattato di Roma il 17 luglio 1988 costitutivo della Cpi. Il precedente di Bashir, che gira liberamente per il mondo ed è ancora saldamente al potere, non è certo molto incoraggiante. Così l'Aja, 'indirizzata' dalle bombe della missione Nato e dal dilatarsi dei tempi dell'intervento militare, cerca di stringere il cerchio attorno al Colonnello Muammar Gheddafi e a un Paese che ormai non ha più legmi né economici né diplomatici con l'Occidente, eccezion fatta per il comitato dei ribelli di Bengasi. La corte deputata a giudicare sui crimini internazionali, però, continua a dimenticarsi di tutti gli altri dittatori sparsi per il mondo. Per esempio non ricorda la situazione imposta a Cuba dai fratelli Castro, come dimentica la Corea del Nord e Kim Jong-il, ma anche lo Zimbawe di Robert Mugabe così come tutti gli altri despoti americani. Nel mazzo, soltanto per pescare altri due nomi, ci sono anche Andres Lukashenko e la sua Bielorussia, oppure Mahmud Ahmadinejad e l'Iran. La Farnesina - "La decisione pronunciata oggi dalla corte dell'Aja conferma le gravi responsabilità di Gheddafi, di suo figlio Saim e del suo genero al Senoussi per gli omicidi e le   persecuzioni commessi dalle forze armate libiche contro gli oppositori al regime a partire dal 15 febbraio, in particolare a Tripoli, Bengasi e Misurata: azioni che ricadono nella categoria dei crimini contro l'umanità. Così la Farnesina ha espresso in un comunicato "la propria soddisfazione per la rapidità e serietà con cui la Corte penale   internazionale ha dato esecuzione al mandato conferitole dal Consiglio  di Sicurezza con la risoluzione 1970 sulla situazione in Libia a partire dal 15 febbraio". Sarkozy - "Dopo 41 anni di dittatura, forse è arrivato il momento per Gheddafi di smetterla e di lasciare il potere". Così il presidente francese Nicolas Sarkozy in una conferenza stampa da Parigi, durante la quale ha parlato del colonnello libico poco prima dell'annuncio del mandato d'arresto da parte delle Corte penale internazionale. "Gheddafi - ha concluso Sarkozy - sa benissimo cosa deve fare perché la pace ritorni nel Paese: dipende solo da lui". La battaglia in Libia - Sul fronte di guerra, mentre il conflitto libico entra nel centesimo giorno di operazioni con Muammar Gheddafi indebolito ma ancora al potere, prosegue l'avanzata degli insorti del Cnt di Bengasi verso Tripoli, tanto che nella notte, riferisce la Bbc, si sono registrati scontri tra le milizie degli insorti e le truppe di Muammar Gheddafi a circa 80 chilometri a sud ovest della capitale. Un portavoce dei ribelli dalle montagne di Nafusa, Guma el-Gamaty, ha riferito di pesanti scontri per la conquista della città strategica di Bir al-Ghanam a 30 chilometri a sud di Zawiya, porta d'ingresso per Tripoli. Il ministro della Difesa del Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi, Jalal al-Dgheli, ha spiegato alla Bbc che ci potrebbe essere un'avanzata da est, partendo dal crocevia petrolifero di Brega.

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