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Ruby, i pm a caccia del titolo: "Era un bordello organizzato"

Udienza preliminare processo contro Mora, Fede e Minetti. Chiesto rinvio a giudizio: 'Lele torvava le ragazze, Emilio le valutava"

Rosa Sirico
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Un "bordello", un "sistema organizzato per compiacere il premier" e strutturato per "fornire ragazze disponibili a prostituirsi". E' la posizione dell'accusa del processo Ruby che vede coinvolti, in due filoni, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi da un lato e Emilio, Fede, Lele Mora e Nicole Minetti dall'altro. E' proprio all'udienza preliminare del processo per prostituzione contro gli ultimi tre che i pm Antonio Sangermano e Pietro Forno hanno affondato: richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati, ciascuno con proprie responsabilità. Successivamente è arrivata la marcia indietro del procuratore aggiunto Forno: "Non ho mai detto che Arcore fosse un bordello. Questo termine è stato usato come riferimento storico alla divisione dei compiti prevista dalla legge Merlin che, come noto, prevedeva la soppressione delle case chiuse". I ruoli del terzetto - Bordello o non bordello, secondo gli inquirenti, Mora era "l'arruolatore" delle ragazze da portare alle feste di Arcore, Fede il "fidelizzatore", ovvera colui che doveva "valutare se una persona era affidabile sul fronte della disponibilità sessuale, su quello dell'adattibilità a particolari esigenze e su quello della riservatezza", mentre il consigliere regionale Minetti era "l'organizzatore economico e logistico". Quella, cioè, che forniva alle ragazze soldi e appartamenti. Per l'agente dello spettacolo, il giornalista e la consigliera Pdl, come detto, l'accusa è di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. Ambra e Chiara, parti civili -  Le difese dei tre imputati si sono opposte alla richiesta di costituirsi parti civili di Chiara Danese (nella foto) e Ambra Battilana, le due ex Miss piemontesi che avrebbero partecipato ad una serata ad Arcore nell'agosto scorso e che, a loro dire, sarebbero rimaste scioccate. Le due ragazze, attraverso i loro legali Patrizia Bugnano e Stefano Castrale, hanno chiesto di essere parti civili nel procedimento lamentando danni morali e di immagine, per essere state considerate delle escort. Le difese si sono opposte perchè, come ha spiegato l'avvocato Nicola Avanzi, uno dei difensori di Mora, manca la legittimazione attiva delle due giovani ad essere parti civili "perchè non sono state indicate nemmeno come parti offese". Inoltre, ha aggiunto l'avvocato, "non hanno subito alcun danno". L'avvocato Nadia Lecci, che assiste Emilio Fede, ha precisato che le due ragazze si sono costituite lamentando un danno di immagine "ma l'induzione e il favoreggiamento della prostituzione che viene contestato è un reato contro la morale pubblica". Il gup Maria Grazia Domanico si è ritirata in camera di consiglio per decidere sulla richiesta di Ambra e Chiara. La posizione di Ruby-  "Stiamo ancora esaminando le carte, poi valuteremo se chiedere di essere parte civile". Lo ha detto l'avvocato Egidio Verzini, il legale di Ruby, la giovane parte offesa per i presunti festini a luci rosse ad Arcore, in relazione all'ipotetica richiesta di costituirsi parte civile all'udienza preliminare a carico di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti cominciata da poco a Milano. Il legale prima di entrare in aula, conversando con i giornalisti, ha anche annunciato per sabato prossimo, 2 luglio, una conferenza stampa nel suo studio a Illasi, in provincia di Verona, cui parteciperà anche la ragazza.

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