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Il Brasile che salva Battisti fa strage nelle favelas

Il doppio peso della presidente Dilma Rousseff: clemente con il terrorista e spietato con narcos e assassini: 12 morti in poche ore

Giulio Bucchi
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Ora che il governo brasiliano dopo averlo scarcerato gli ha dato anche il permesso di residenza, le domande che all'ex-rapinatore Cesare Battisti bisognerebbe fare sono: approva lui il modo in cui lo stesso governo brasiliano sta ripulendo le favelas a ferro e fuoco in vista di mondiali e olimpiadi? Ed ecco invece le domande che bisognerebbe girare al presidente Dilma Rousseff e al suo predecessore Lula: considerando il modo in cui le Teste di Cuoio della Polizia brasiliana hanno appena mandato al creatore 12 persone a Rio in base a un aureo principio «prima spara, poi fai domande», considerando che nel progetto dello stesso governo brasiliano c'è entro fine anno l'apertura di per lo meno due carceri private, non ritengono che l'Italia avrebbe più di una ragione a offrire asilo agli aderenti del Comando Vermelho per salvarli dallo sterminio fisico? E sì, perché poi Comando Vermelho e Proletari Armati per il Comunismo, al fondo, non è che sono tanto diversi. Giusto che Battisti in nome della rivoluzione faceva rapine, mentre invece quelli del Comando spacciano droga. Peraltro fornita in buona parte dai “compagni” delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia… Sono ormai oltre una ventina le favelas “pacificate” da quando nel 2008 il governo brasiliano ha iniziato la sua nuova strategia. In principio, la “tecnica” è stata messa a punto molto lentamente. Alla favela di Santa Marta, in quel quartiere di Botafogo, prima hanno provato a metterci la polizia normale. Ma non ne hanno cavato un ragno dal buco, e allora ci hanno scatenato contro i Rambo del Battaglione Operazioni Speciali della Polizia, dotati di armi da guerra. E solo dopo che questi hanno potuto incutere il doveroso rispetto, sono stati mandati a loro posto  120 agenti delle nuove Unità di Polizia Pacificatrice (Upp), specialmente addestrati al lavoro con le comunità e a creare fiducia negli abitanti. A quel punto il metodo è stato adottato in nuove favelas, a ritmo sempre più accelerato. Amnesty International ha detto pure che in un caso sono stati allontanati abitanti pacifici, in una zona dove bisogna far passare tre autostrade. Ma quando la scorsa domenica 800 uomini appoggiati da blindati ed elicotteri sono arrivati anche alla famigerata favela di Mangueira, hanno iniziato a scapparci i morti. Per la verità, le autorità si aspettavano una resistenza accanita: tant'è che stavolta al fianco delle Teste di Cuoio è stato mandato addirittura un centinaio di marines. Ma a questo punto sono stati i narcos del Comando Vermelho a tentare una strategia nuova. Anche loro, si diceva, erano guerriglieri contro il regime militare del 1964-86, come il presidente Dilma Rousseff. La differenza è che Dilma appartiene a quell'élite che è riuscita a riciclarsi alla grande nel nuovo sistema. Quelli del Comando erano la bassa manovalanza, che lasciati a sé stessi si sono reinventati come narcos. Diciamo che Battisti se non si fosse scoperto una vena di giallista sarebbe stato più simile a loro che a Dilma. Nelle varie operazioni è sparito un bambino di 10 anni. Stava tornando a casa assieme al fratello, nella favela Danon quando si è trovato in mezzo a un conflitto a fuoco tra agenti e narcos. Il fratello in ospedale assicura che lo ha visto morire, e la madre accusa la polizia di aver nascosto il cadavere. Anche questo, per Battisti e la sua amica e lobbysta Fred Vargas potrebbe essere un bel soggetto per un giallo. di Maurizio Stefanini

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