La vittoria di 'Forza Taglia': ecco il piano di Tremonti
Il Corriere.it riferisce: pronto un ddl in 7 punti. Colpiti i privilegi della classe dirigente e gli sprechi della politica
Il partito Forza Taglia ha vinto. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha impugnato la scure e messo nero su bianco il tanto auspicato piano di tagli dei costi della politica: sarebbe già pronto un disegno di legge che, riferisce il Corriere.it, potrebbe "ora incidere pesantemente sui privilegi di quei 'padreterni' che 'spadroneggiano a Roma'". "Un conto è fare un articolo - aveva spiegato Tremonti -, un altro conto è fare un articolato". Il ministro aveva aggiunto che "la battaglia sugli scandalosi costi della politica andava combattuta": puntuale, è arrivato il primo atto della battaglia. Sette punti - Il piano di tagli decisi dal ministro si articola in sette punti. L'obiettivo è riportare la politica alla sobrietà e alla credibilità auspicata in diverse circostanze dal Presidente della Repubblica. Secondo quanto spiegato sul sito del Corriere da Sergio Rizzo, "per prima cosa dalle prossime elezioni o dalle prossime nomine, tutti i compensi pubblici (compresi quelli dei deputati e delle cariche elettive locali, regionali, provinciali e comunali non potranno superare quelli medi europei". Auto blu e aerei di Stato - Un altro capitolo riguarda le auto blu, che non potranno sforare i 1.600 di cilindarata. Poi nel mirino di Tremonti finiscono anche gli aerei di Stato, che saranno riservati esclusivamente al presidente della Repubblica, al premier e ai presidenti di Camera e Senato. I tagli colpiranno anche le dotazioni di Montecitorio, Palazzo Madama, Palazzo Chigi e i partiti politici. Secondo quanto riportato dal Corriere.it, rimane ancora un'incertezza: "Ancora non è stata fissata una percentuale di questa riduzione. In memoria forse di quello che accadde lo scorso anno - aggiunge Rizzo -, quando la proposta di sforbiciare del 50% i rimborsi elettorali fu ridimensionata al 10 per cento. Ciliegina sulla torta, l'election day obbligatorio quando le consultazioni elettorali e referendarie si dovessero in futuro incrociare ancora".