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Affaire Bisignani, tutto il fango rafforza qualcuno: Tremonti e Alfano fuori dal tritacarne. E godono

Caso P4, i pettegolezzi travolgono il Pdl dove cresce la tensione: l neo-segretario ha sempre più peso. E Giulio può chiudere sulla riforma

Andrea Tempestini
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Il fronte è compatto, bipartisan: tutti, o quasi, sostengono che l'oceano di intercettazioni relative all'inchiesta sulla cosiddetta P4 e che hanno riempito pagine e pagine dei giornali siano puro pettegolezzo. Una vergogna senza alcuna rilevanza penale. La pensano così, oltre ai diretti interessati finiti nel fango, anche Antonio Di Pietro, Gianfranco Fini e Massimo D'Alema. Solo per pescare qualche nome dal mazzo. La macchina del fango - Però, si sa, anche le chiacchiere hanno un peso. E se tutte queste intercettazioni sembrano mirare prevalentemente a destabilizzare il Pdl, piuttosto che arrivare a una condannza, l'obiettivo sembra alla portata. I ministri fanno quadrato, spiegano che al telefono "si può dire di tutto" e che "non è un problema". Così, per esempio, la pensa Fabrizio Cicchitto, apostrofato senza particolari carinerie dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. Ma intanto la macchina del fango lavora. E, chi più chi meno, tutti hanno parlato con il faccendiere Luigi Bisignani. Tutti o quasi. Tremonti e Alfano - Nel tritacarne, fino ad ora, non ci sono finiti Giulio Tremonti e Angelino Alfano. Il bersaglio grosso, come sempre, è il premier Silvio Berlusconi: chi è vicino a lui in questi giorni parla di un Cavaliere preoccupato dalle bordate che potrebbero abbattersi su di lui per le chiacchiere da bar che le procure stanno diffondendo senza alcun tipo di filtraggio. Così in questo scenario, Alfano, investito del ruolo di segretario politico del Pdl, si è limitato a dire che si tratta di intercettazioni "penalmente irrilevanti". Tremonti, da par suo, sull'affaire Bisignani mantiene il massimo riserbo. Il neo-segretario - C'è insomma un'intera squadra di governo in difficoltà, sia per gli schizzi di fango dell'inchiesta del pm Woodcock, sia per le magagne politiche degli ultimi tempi. In questo mare magnum dei veleni cresce il clima da resa dei conti. E chi ne può trarre giovamento è chi dal pettegolezzo non è stato travolto: Alfano e Tremonti, appunto. Il primo, nel caso in cui la situazione dovesse degenerare (la campagna denigratoria contro il Pdl e il Cavaliere viaggia già a piè sospinto), potrebbe sfruttare la relativa debolezza dei quadri del partito - dei ministri di Liberamente in primis - per  chiudere la sua prossima segreteria a tutte le anime dissenzienti del partito. Manovra a scatola chiusa - Il ministro dell'Economia, invece, è da tempo impegnato sul campo di battaglia della riforma fiscale, tirato per la giacchetta da tutti quelli - e sono tanti - che gli intimano di allargare i cordoni della borsa. Uno dei grandi rivali del 'divino Giulio' è il sottosegretario Gianni Letta, che nuota forse più di tutti nel frullatore giustizialista innescato dal caso P4. E se il potere di contrasto di Letta si assottiglia, c'è chi è pronto a giurare che il ministro dell'Economia non arretrerà di un passo: presenterà una manovra blindata e a scatola chiusa in Consiglio dei Ministri, assicurano fonti interne del Pdl. Vedremo. Ma, forse, il caso Bisignani pur minando la credibilità dell'intera classe politica, finisce col favorire qualcuno: Tremonti e Alfano?

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