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Aliquote, sorridono le tasche: tasse in meno fino a 3470 euro

L'idea di Tremonti darebbe sollievo al ceto medio e alle famiglie monoreddito, la fascia sociale di riferimento del ministro

Rosa Sirico
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Tre è il numero perfetto. È questo il responso che arriva dalla Cgia di Mestre a proposito di riforma fiscale. L'idea di Tremonti di portare da cinque a tre gli scaglioni di reddito è la soluzione più accettabile. Darebbe un sollievo importante al ceto medio e soprattutto alle famiglie monoreddito. Proprio la fascia sociale di riferimento per il ministro.  1.020 euro in meno di tasse per redditi che superano i quarantamila euro l'anno.  Addirittura 1.728 nel caso in cui lo stipendio di casa fosse uno solo. Con l'aumento dei redditi, naturalmente crescerebbero anche i risparmi fino ad arrivare a 3.470 euro per chi guadagna 110 mila euro. darebbe L'esame della Cgia non dice chi verrebbe penalizzato da questa riforma (“Servirebbe un'analisi più ampia” sottolinea Giuseppe Bortolussi presidente della Cgia). Comunque è certo che la soluzione a tre scaglioni è preferibile all'alternativa. Quella cioè che prevede di lasciare le cose come stanno limitandosi a tagliare di un punto percentuale le aliquote più basse.  I miglioramenti, data l'esiguità degli stipendi, sarebbe modesta. Pura demagogia. Se sarà confermata l'ipotesi di riforma del fisco circolata in queste ore, «a sorridere saranno soprattutto i contribuenti con redditi superiori ai 40.000» continua Bortolussi.«Con questa soglia di reddito, infatti, il risparmio legato alla nuova riforma fiscale sarà pari a poco più di 1.000 euro». Le percentuali La simulazione, effettuata dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre, è stata realizzata secondo questa possibile nuova rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni Irpef circolata in queste ore tra i tecnici ministeriali: sino a 15.000 euro aliquota dal 23% al 20%; da 15.000 a 28.000 euro aliquota dal 27% al 30%; da 28.000 a 55.000 euro aliquota dal 38% al 30%; da 55.000 a 75.000 aliquota dal 41% al 40%;oltre 75.000 euro aliquota dal 43% al 40%. «Se fosse confermata questa rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni Irpef - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - il costo della misura dovrebbe aggirarsi attorno ai 13 miliardi di euro. Una buona parte di questa spesa, circa 6 miliardi di euro, potrebbe essere recuperata attraverso l'aumento di un punto delle aliquote Iva del 10 e del 20%. Gli altri 7 miliardi, invece, dal taglio delle spese inutili, dalla rivisitazione delle agevolazioni fiscali per le famiglie e dal possibile aumento della tassazione sulle rendite finanziarie». Facile immaginare che contro l'aumento dell'Iva si solleveranno le proteste dei commercianti. Già l'ufficio studi di Confcommercio ha lanciato l'ammonizione: in periodi di vacche magre l'Iva non si tocca. Casomai andrebbe tagliata. Non certo portata in alto. Altrimenti scendono i consumi che già sono deboli. L'alternativa Maggiore condivisione potrebbe ottenere la tassazione delle rendite finanziarie. Già il governo di sinistra con Vincenzo Visco aveva studiato l'ipotesi di normalizzare tutte le aliquote e portarle al 20 per cento. In questo modo scenderebbero quelle sui conti correnti (27 per cento) e salirebbero le altre: interessi, capital gain, cedole delle obbligazioni. Tuttavia la manovra andrebbe fatta con grande attenzione. In un mercato finanziario globale, infatti, il problema degli arbitraggi non riguarda solo i rendimenti ma anche il fisco. I capitali, inevitabilmente, vanno verso i titoli che offrono la tassazione più conveniente. Per l'Italia un problema maggiore considerando l'altissimo livello del nostro debito. Una bomba da manovrare con molta attenzione per evitare la fuga dei risparmiatori. Non è un caso che finora di questo tema si è molto parlato. Risultati concreti pochi, però. Non meno spinoso il tema del taglio della spesa pubblica. Un argine contro cui si sono scontrati tutti i governi. Tanto più che lo Stato ormai ha competenze (e spese) limitate: difesa, istruzione, giustizia. Il resto è stato delegato alle Regioni e agli enti locali. Il capitolo di spesa più importante è rappresentato dalla sanità. Tuttavia la competenza non è del ministro ma dei Governatori. Tuttavia l'esperienza insegna che da questo orecchio sono tutti piuttosto sordi. di Nino Sunseri

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