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De Magistris spazzino fallito ma se la canta: "Sono leader"

Napoli affonda nella monnezza, il premier: "Dovrò intervenire io". Il sindaco non ci sta: "Non abbiamo colpe". Poi pizzica Di Pietro: "Un capopartito"

Giulio Bucchi
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La salvezza di Luigi De Magistris si chiama Silvio Berlusconi. Il neo-sindaco di Napoli, dopo una campagna elettorale da fanfarone, si è scontrato contro la dura realtà della monnezza partenopea. "Ripulirà la città in cinque giorni", aveva giurato e spergiurato. Niente da fare, l'impresa è troppo grande per chi, come lui, aveva sempre bazzicato le aule di tribunale e mai quelle dell'amministrazione locale. E cosè l'emergenza sotto il Vesuvio, anzichè rientrare, s'è accresciuta. Tonnellate (2.360) di rifiuti per strada, operatori dell'Asia che prendevano i cassonetti, fingevano di stoccarne il contenuto e poi lo rovesciavano in terra, negozi costretti a chiudere per il tanfo. I parlamentari campani del Pd sono stati costretti a chidere l'intervento del governo e lo stato d'emergenza. E oggi i colleghi del Pdl (tra cui Cesaro, Cosentino e il presidente della Provincia di Avellino Sibilia) hanno chiesto al premier di poter aprire la discarica di Macchia Soprana, attualmente chiusa. "Come sempre - ha allargato le braccia Berlusconi -, dovrò intervenire io". Sarà curioso ascoltare la reazione di De Magistris, che assicurava di riuscire a risolvere i guai con le sole forze del Comune ma che, ironia della sorte, da europarlamentare Idv aveva lottato per tagliare gli aiuti Ue per i rifiuti. Voleva affossare il premier Berlusconi, e alla fine c'ha rimesso lui. "Colpe antiche" - La risposta di De Magistris non si è fatta attendere. "Fa sorridere quanto detto dal presidente del Consiglio che, più di tutti, porta il peso di una colpa antica: quella di aver abbandonato Napoli a se stessa, imponendo solo stagioni emergenziali che non hanno prodotto alcun miglioramento sul fronte rifiuti, escluso quello del forziere economico delle cricche dell'incenerimento e dello smaltimento illecito". Peccato che, per sconfiggere Lettieri e il Pdl, il sindaco si fosse presentanto come l'uomo del destino, in grado di cambiare la storia in qualche ora. Ma De Magistris fa ancora il duro: "In materia di rifiuti ci siamo già assunti, come amministrazione, responsabilità che altri, in vent'anni, non si sono mai assunti. La prima delibera approvata dalla giunta è una delibera rivoluzionaria che prevede un'accelerazione della raccolta differenziata porta a porta e il massimo protagonismo dei cittadini. Adesso la priorità, però, è togliere dalle strade la spazzatura". In questo senso, accusa il sindaco, "non può sfuggire a nessuno che abbiamo ricevuto pesanti sabotaggi nell'attuazione del nostro piano, tanto che questi stessi sabotaggi sono stati segnalati nelle sedi istituzionali preposte. Non c'è comunque da stupirsi: i sabotaggi sono il segnale che stiamo toccando 'equilibri' consolidati, anche frutto dell'azione di forze oscure che si stanno mettendo di traverso". L'uomo nuovo si esibisce nell'ormai consueto gioco della vecchia politica, lo scaricabarile: "L'indicazione del luogo in cui smaltire i rifiuti dipende da altri enti e non certo dal Comune. Secondo aspetto: il Governo si è girato dall'altra parte a causa dei veti della Lega Nord, non varando il decreto che, invece, sarebbe suo dovere varare. Per ragioni prima morali e poi politiche". Dualismo con Di Pietro - A Palazzo San Giacomo, l'ex magistrato si gioca buona parte della sua credibilità politica. Non tanto in chiave locale, quanto nazionale. Naturalmente, il confronto immediato è quello con Antonio Di Pietro, il capo di partito, pigmalione politico-giustizialista e ora, forse, grande rivale. "Io un grande trascinatore? Di questo sono consapevole - ammette De Magistris in un'intervista a Panorama in edicola giovedì -. Sono un punto di riferimento e ho una grande capacità di leadership. Ma voglio esercitarla all'interno di una squadra. Una leadership moderna va esercitata così". E Tonino? "A Napoli, anche grazie a me, si è creata una situazione che va molto oltre Di Pietro. Qui non si è avuto il successo dell'Italia dei valori, ma il successo di un leader. E a livello nazionale bisognerà saperlo cogliere. Io sono un leader politico: Di Pietro è un leader di partito, come Nichi Vendola, come Pier Luigi Bersani". Il bidone, questa volta, proverà a rifilarlo al padre-padrone di Idv.

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