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Giorgio Armani contro tutti: "Stop alla moda delle banche"

Lo stilista: "Basta bracconare l'uomo". Quindi rivendica la sua indipendenza. Poi l'affondo contro Prada: "Io di debiti non ne ho..."

Andrea Tempestini
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La sfilata di Armani chiude la quattro giorni di Moda Uomo Milano. Ma la sua collezione questa volta passa in secondo piano, Re Giorgio preferisce far sentire la sua voce. "La moda è delle banche!". Lo stilista rivendica la sua indipendenza, ma critica duramente l'esistenza di un intreccio tra moda, finanza e giornali. L'influenza delle banche - "È da un po' che ve lo volevo dire. La moda è delle banche, della borsa, non è più dei proprietari ma di qualcuno che gli sta sopra. L'influenza delle banche su questo business non è un mistero, e poi le banche influenzano i giornali che fanno i titoli che influenzano a loro volta...invece io credo che bisogna fare e mostrare cose che piacciano al pubblico per ciò che sono. Se si dice bene di una sfilata, non per gli abiti ma per motivi diversi, il nostro lavoro è in gran parte annullato. Puoi fare la sfilata più bella, ma se non hai un certo tipo di supporto...". Giorgio fa nomi e cognomi - Invece "la sfilata deve servire a mostrare qualcosa che abbia un senso portare, al di là del titolo strillato che è comunque difficile avere se fai una moda come la mia, che si rinnova ma è fedele a se stessa. È difficile far parlare di una collezione, anche se poi ti dicono che una collezione come la tua non la sa fare nessuno". E Armani a questa logica non ci sta: "Ho molti dubbi, non mi appartiene, c'è dietro qualcosa che non mi compete più, non è giustificato parlar bene di una cosa solo perché c'è qualcosa di molto importante che la sostiene. Io sono indipendente, ecco! Io dipendo solo dalla creatività mia e dei miei collaboratori". Armani fa nomi e cognomi: "Miuccia Prada ha scelto la strada dell'ironia, del cattivo gusto che diventa chic e dello chic che rasenta il cattivo gusto, nel suo genere è geniale, come lo sono i due Dolce e Gabbana. Mi infastidisce però pensare che si dà spazio a un titolo che osanna la collezione, e si sa perché si fa, anche se qualche volta la collezione è brutta. E scommetto che quel tipo di prodotto è venduto in misura molto relativa". "Non bracconiamo l'uomo" - Poi aggiunge: "Per me la sfilata è una grande verità e vi è legato un grande risultato: io non faccio sfilate di accessori!". E riferendosi a D&G: "Ho perfino letto un titolo che diceva strepitosi foulard". La questione di una moda reale e veritiera "la sento molto - spiega - soprattutto per quanto riguarda l'uomo: se facciamo le sfilate perché giunga un messaggio al pubblico, non dobbiamo baracconare l'uomo, perché è un insulto al genere maschile! Il mio è un uomo che si adatta ai tempi senza cadere nel ridicolo, senza essere vittima dello stilismo per accontentare la stampa che non si accontenta". Contro Prada - Sulla moda di Prada  Re Giorgio si toglie qualche sassolino dalla scarpa: "Per fare sottigliezze bisogna avere cultura di moda, loro, gli orientali, si avvicinano alla moda in modo naif". A proposito della quotazione in borsa, afferma: "Io non ho debiti. Il loro problema invece è restituire i soldi che le banche hanno sborsato per rendere forte il nome di Prada. Ci può essere la borsa, ci può essere un'aggregazione di partner, ci possono essere tanti mezzi e la borsa è uno di questi, ma per il momento non mi sento di avere davanti alla porta dei manager, magari della Thailandia, e sostenere un confronto che, essendo stato solo tutta la vita, sarebbe rinunciatario". di Daniela Mastromattei

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