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Pontida, giorno dopo tra "schiaffi" e "penultimatum" Tra Lega e Pdl è rottura o no? Voi cosa pensate?

Secondo Belpietro i "titoli roboanti" di certi giornali non devono trarre in inganno: "Nessuno strappo". La stampa inquadra diversi temi: ultimatum, pace fatta, inizio della fine

Andrea Tempestini
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Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, ha inquadrato la situazione: "Non fatevi ingannare dai titoli roboanti che qualche giornale sparerà",  spiega nell'editoriale dell'edizione straordinaria in edicola oggi. "La verità è che la Lega non si sa se ce l'ha duro, ma di sicuro tiene duro". Il Carroccio, insomma, "non si è fatto sedurre dalle sirene sinistre che avrebbero voluto portarlo lontano dal Pdl. Nessuno strappo per disarcionare il Cavaliere". Insomma, quello che si è capito da Pontida (leggi la cronaca di giornata) è che l'accordo di governo c'è, nonostante la rabbia dei romani - Polverini e Alemanno in primis - sui ministeri al Nord. Il Corriere della Sera titola: "Bossi attacca ma non rompe". Il quotidiano di via Solferino sottolinea la presa di posizione del Senatùr - che secondo il commento di Dario Di Vico "diventa sindacalista" nella difesa delle vittime delle quote latte -, spiega che gran parte del futuro politico della maggioranza graviterà attorno alle richieste avanzate dal pratone di Pontida. Ma la sostanza, spiegata dalla vignetta di Giannelli, è una e una soltanto: Bossi non stacca la spina (la stessa spina con cui 'punge' il Cavaliere). La Repubblica titola sul "preavviso a Berlusconi" del Senatùr e calca la mano sulla "delusione del popolo leghista che invoca la secessione". Sulle pagine del quotidiano di casa De Benedetti, insomma, regna la delusione per la spallata mancata. Curzio Maltese, nel suo articolo, bolla i dirigenti del Carroccio come "democristiani a Pontida": "Non sono più Bossi, la Lega e la Pontida di una volta". Ilvo Diamanti, invece, calca la mano sulla frattura tra la Lega di lotta - quella del pratone - e quella di governo, sul palco: due anime "indecise su tutto". La Stampa mette in evidenza nel titolo di apertura il monito del Senatùr a Berlusconi: "La tua leadership adesso è a rischio". Nel tratteggiare un quadro a tinte fosche, il quotidiano di Torino, nel fondo di Federico Gremiccia, parla di "spinta propulsiva" finita. Secondo l'editorialista, "l'affanno è evidente, e il Capo non ha una rotta da indicare alla sua gente". Così "non resta che il folklore": "Il vecchio Carroccio è nei guai". Giovanni Cerruti, inviato a Pontida, invece vede in Bossi "un leader stanco" ma riconosce: "E' andata come aveva lasciato intendere. Grande attenzione, grandi aspettative, nessun ultimatum, tenti penultimatum". Uno dei temi del giorno è Roberto Maroni, invocato e applauditissimo dal popolo verde di Pontida. Il Fatto Quotidiano, nella sua edizione on-line, oltre alla cronaca di giornata, spinge sui "segnali lanciati dalla base" che vuole Bobo premier. Segnali che vengono "accolti dallo stesso Bossi, che di fatto avalla l'investitura del titolare del Viminale". Anche secondo il Giornale, "Maroni ha in mano le redini del Carroccio". Il quotidiano di Via Negri, nel titolo di apertura, sottolinea: "Bossi non tradisce". "Altro che rottura con Berlusconi: il Senatùr tira qualche stoccata al premier e soprattutto a Tremonti ma non molla governo e maggioranza. Così il vero calcio in faccia della Lega è alla sinistra". Il Messaggero, ovviamente, dedica ampio spazio alla questione decentramento-ministeri: "Il Pdl gela l'alleato: da Roma non si muove niente". Ma il titolo di apertura è: "Bossi: ora Berlusconi rischia". Nel commento di Stefano Cappellini i toni sono duri: "Anche se non si è materializzato lo strappo ufficiale, è chiaro che questa Lega si considera ormai sciolta dal patto col Cavaliere. La coalizione di maggioranza è implosa e il governo rischia di andare avanti - per quanto potrà - reggendosi solo su una precaria impalcatura di annunci, ultimatum e veti incrociati". Infine la Padania, il quotidiano leghista, che titola: "Ultimatum al governo". Per il foglio verde, insomma, quella offerta da Bossi non è né la terzultima, né la penultima, bensì l'ultima possibilità. "Presentato l'elenco delle cose da fare assolutamente da qui alla fine dell'anno: scadenze certe oppure...". Nell'articolo di fondo, Igor Iezzi, non parla di riconciliazione, ma piuttosto di diktat ineludibili: "C'era molta attesa per questa edizione di Pontida. Attesa ben ripatgata. Bossi non le ha certo mandate a dire. Anzi. Ha praticamente riscritto l'agenda del Governo, dettato i tempi, messo nero su bianco le scadenze". Ultimatum, penultimatum, rottura mancata, alleanza rinsaldata, schiaffo alla sinistra, momento di ripartenza, fine del regno, inizio della successione, spaccatura della Lega, nascita di una nuova Democrazia Cristiana: Pontida, per la stampa, è tutto e il contrario di tutto. Ma secondo voi che cosa è successo sul pratone in provincia di Bergamo? Qual è la vostra interpretazione del discorso di Umberto Bossi? Commentate questo articolo e fateci sapere la vostra opinione.

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