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Libia, Napolitano gela la Lega: "Nostro impegno restare lì". Maroni: "No, dobbiamo tornare a casa"

Capo dello Stato: "Il Parlamento ha imposto un dovere". In precedenza chiusura anche di Frattini: "Non ci sarà nessun ritiro"

Rosa Sirico
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Doppio stop alla Lega Nord sul ritiro dalla missione in Libia. In mattinata ci aveva pensato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a gelare il Carroccio, frenando sul disimpegno, mentre nel pomeriggio una chiara presa di posizione è arrivata anche dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "E' nostro impegno, sancito dal Parlamento, restare schierati con le forze degli altri Paesi che hanno raccolto l'appello delle Nazioni Unite". Queste le parole del Capo dello Stato, che durante la celebrazione dei 60 anni della firma della Convenzione di Ginevra sui rifugiati ha aggiunto: "L'Italia non poteva guardare con indifferenza o distacco gli avvenimenti in Libia". Immediata, e gelida, la replica del ministro degli Interni, il leghista Roberto Maroni: "Ribadisco la nostra posizione espressa a Pontida. C'è stata la richiesta, ribadita al presidente del Consiglio, di dire quando terminerà l'impegno bellico in Libia, perché è l'unico modo per fermare gli sbarchi dei profughi dalla Libia in Italia". Lo stop di Frattini - In precedenza Frattini aveva frenato sul disimpegno in Libia. "Le missioni sono certamente utili e devono essere affrontate in un quadro di collaborazione internazionale - ha detto il titolare della Farnesina - : non ci sono né ritiri unilaterali ma neppure status quo a tempo indeterminato".  Per Frattini, dunque, un eventuale ritiro dell'Italia dal fonte libico non può essere deciso autonomamente, ma solo all'interno di un disegno internazionale.   Le vittime civili -  Il ministro ha commentato anche l'operato della Nato e soprattutto l'uccisione dei civili, denunciata dal ministro degli Esteri di Gheddafi, e ammessa dalla stessa coalizione.  "La Nato è alla prova della sua credibilità" in questa operazione in Libia, ha sottolineato, spiegando che però: "Non si può correre il rischio di uccidere civili". Le bombe italiane - Per la partecipazione dell'Italia ai bombardamenti in Libia "c'è un limite molto chiaro", ha specificato il titolare della Farnesina, riferendosi a quello di settembre fissato dalla Nato. Anche se poi, per il ministro, "al di là dei bombardamenti una soluzione si deve trovare molto prima di settembre". Frattini è poi tornato anche sugli sbarchi dei clandestini, tema che arroventa la partecipazione alla missione. "Anche se l'Italia smettesse di partecipare ai bombardamenti in Libia, il flusso di immigrati libici verso le coste italiane non si fermerebbe" ha spiegato, rispondendo così indirettamente al Carroccio, che dal palco di Pontida aveva sottolineato la consequenzialità tra la guerra e gli sbarchi in Italia.

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