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Santoro a Bologna con la Fiom scrive programma di sinistra

Precari, giudici, insulti al governo. Sul palco anche Benigni, Vauro e Ingroia. E Michele il teletribuno detta la linea / Borgonovo

Andrea Tempestini
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«Michele, salvaci tu!» grida ridendo la signora con la maglietta rossa. Ed ecco che, come per miracolo, se ne ode la voce, immanente: «Dai diamanti non nasce niente, ma da questa piazza…».  «Cosa? Che cos'ha detto?». «I diamanti, ha detto i diamanti, cioè, mi sembra…». Vabbé, comunque: buonasera signore e signori, ecco a voi il Santorissimo estate show. Di fianco alla signora, un uomo con barba e baffi grigi, anche lui ha la maglietta della Fiom, indica la struttura in mezzo al prato - non così grande ma scenografica, tre torri a circondare il palco centrale con la gente a sistemarsi intorno, il tutto assemblato con (simbolici?) tubi, e di fianco il megaschermo. E comunque il tipo sorride, «tutti in piedi, entra Santoro!»: così scherza, parafrasando il titolo della serata e sostituendo la parola “lavoro” - tema centrale - con il cognome del giornalista. Ché qui al parco di Villa Angeletti, Bologna, si celebra la serata-clou del festone del sindacato delle tute blu, dei metalmeccanici. E per l'occasione vi si è trasferita la compagnia di Annozero - e dunque, oltre a don Michele, anche Travaglio e Vauro e Ruotolo e Formigli, squadra che vince non si cambia. Per la verità con qualche aggiunta, tipo Serena Dandini e Crozza  e  per la musica Silvestri e i Subsonica, ed è annunciata anche una “sorpresa”. E però Santoro no, non entra in scena subito, sono invece la Dandini e Vauro a condurre, e lei si rivolge subito al padre nobile, «ti riporto in Rai! ti riporto in Rai!». E poi ecco i personaggi “a tema”. E dunque in primis la precaria che l'altro giorno ha sfanculato Brunetta, subito assurta a eroina dei contratti a termine, ed è lei che apre la serata, «molto arrabbiata e molto indignata», e parte con la prima intemerata. A cui ne segue un'altra, della maestra di scuola. E poi un altra ancora, del ricercatore universitario. E dopo l'ovazione al video di Corrado Guzzanti nei panni del mafioso, «…Silvio, ormai non conti più una minghia!..», ecco il pm Antonio Ingroia, anche lui ormai colonna della compagnia, «neanche fossimo dei martiri predestinati», e poi «mi piacerebbe dire che faccio il magistrato antimafia per lavoro e non per missione», così parla.   Il cielo minaccia pioggia, ma il tempo regge e di gente ce n'è. Difficile quantificare, certo migliaia. Ed è un grande happening, così si diceva una volta. C'è il sindacalista che discute della vertenza e il ragazzo con la maglietta dei Ramones, e poi l'esponente del Pd con la spalletta sulla giacca che al baracchino all'entrata discute con uno che sfoggia sulla felpa la scritta «grillino parlante», e ancora il gruppo con bandiere tricolori e lo striscione e in testa la corona a simboleggiare la Repubblica offesa e ferita, e di fianco la signorina che «ma suona davvero Silvestri?». La Dandini dal palco, «Santoro chi lo vede, chi l'ha visto», poi introduce il monologo di Travaglio, seguitissimo. Ma c'è, Santoro c'è. Sta dietro, a tirar le fila. Non nel senso del burattinaio occulto, intendiamoci. Landini, che della Fiom è il segretario, l'aveva detto, «siamo qui per unire una storia e tante lotte». Ed è così: senza inoltrarci in discorsi pedanti, ma proprio Santoro sta riuscendo in quello in cui i partiti di sinistra hanno fallito, riportare all'interno del campo anche quelle frange che nel tempo il campo l'avevano abbandonato. E qui a Bologna li vedi, vendoliani e celentani, democratici e sindacalismi estremi. Ma tant'è, queste sono pippe. Ma attenzione, ecco la sorpresa finale. Stavolta la introduce personalmente Santoro: «È Benigni!». Ed ecco Benigni che entra e salta al collo di Santoro e poi si butta per terra gridando «l'Italia s'è desta» e al pubblico in delirio «siete l'Italia migliore!». E poi comincia a parlare di Dio. Insomma, Benigni. Roberto sta ancora parlando. Ci allontaniamo, c'è da mandare l'articolo. Una macchina ci passa di fianco, riconosciamo la musica: «È una questione di qualità / o una formalità». Senti qua, sono i Cccp di Lindo Ferretti pre-conversione. Meglio di un commento. di Andrea Scaglia

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