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Scommesse, linea dura Uefa: 'Radiato chi non denuncia'

Platini vara il nuovo regolamento: "Più collaborazione con le autorità politiche". A Napoli vertice tra i procuratori Lepore, Cantelmo e Melillo e quello della Figc Palazzi

Giulio Bucchi
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Michel Platini vara la linea dura anti-scommesse. La Uefa, il cui esecutivo si è riunito venerdì mattina a Nyon, annuncia nuove misure per combattere il fenomeno delle partite truccate: maggior collaborazione con le autorità politiche e l'obbligo per calciatori, allenatori e dirigenti di denunciare qualsiasi tentativo di corruzione: in caso contrario, le pene possono arrivare fino alla squalifica a vita. "I nostri organi disciplinari potranno cooperare più strettamente con le la polizia e le autorità politiche in caso di sospetti - ha dichiarato il segretario generale dell'Uefa Gianni Infantino -. Abbiamo anche inserito l'obbligo per i giocatori e tutti i membri di club di denunciare qualsiasi tentativo di corruzione". La squalifica a vita per gli "omertosi" è in linea con le indicazioni date dallo stesso presidente Platini. "L'Uefa ha già squalificato a vita due arbitri per non aver riportato una proposta di corruzione. Con le nuove regole, anche tutti gli altri componenti del calcio rischiano lo stesso", ha affermato Infantino. Nessuna ripetizione - Nel nuovo regolamento è anche precisato che se un club è sanzionato al termine della competizione non si rigiocheranno le gare incriminate. "Se un club è riconosciuto colpevole di corruzione - ha spiegato Infantino - gli si potrà togliere il trofeo a posteriori. Se la corruzione per una gara di girone della Champions League è avverata dopo la suddetta fase, il club colpevole verrebbe escluso e sostituito dalla formazione che lo segue in classifica nelle partite ad eliminazione diretta". Vertice a Napoli - Nel frattempo continuano le inchieste sul calcio-scommesse italiano. Alla Procura di Napoli si è svolto un vertice tra il procuratore Giovandomenico Lepore, il procuratore della Figc Stefano Palazzi ed i procuratori aggiunti di Napoli Rosario Cantelmo e Giovanni Melillo, i coordinatori delle due inchieste sui presunti illeciti del pallone. Una porta al clan D'Alessandro di Castellammare di Stabia e la seconda ipotizza la frode sportiva in realzione a tre partite del Napoli.

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