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Bbc sempre più in basso: eutanasia in diretta per ascolti

La tv pubblica inglese perde il suo classico stile: manda in onda un documentario choc in prima serata / FARRELL

Giulio Bucchi
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Per la prima volta nella storia della tv mondiale la Bbc, cioè la Rai inglese, rinunciando il malefico Dio e tutti i suoi lavori, ha trasmesso in diretta il  “suicidio assistito” di un essere umano. Mi chiedo: ma dove vuole, a questo punto, e dove può, arrivare la tv? Strozzare qualcuno o stuprare qualcuna dal vivo? Filmare me mentre faccio la cacca? Lasciamo stare la Rai e Santoro che demonizza Berlusconi a go-go. Fuori moda! Qui stiamo parlando della Bbc che come l'Enterprise di Star Trek osa andare dove “nessun uomo è mai andato”. Lunedì sera la Bbc ci ha fatto vedere il momento in cui Peter Smedley, un inglese miliardario di 71 anni, sofferente di Motor Neurone Disease, beve un cocktail micidiale di psicofarmaci in un bicchiere d'acqua. Smedley, residente dell'isola della Guernsey nella Manica, è andato da casa sua alla clinica svizzera Dignitas, di Zurigo, che negli ultimi 12 anni ha “aiutato” 1.100 persone a farsi fuori. Accanto a lui - prima, durante e dopo - la sua morte c'era non solo Christine, sua moglie, 60 anni, e la dottoressa svizzera che gestiva la situazione ma anche un'equipe della Bbc. Il documentario è stato ideato dallo straricco scrittore inglese di thriller banali, Sir Terry Pratchett, che soffre di Alzheimer. Sir Terry, raccontando i momenti dopo che il povero Smedley avesse ingoiato il veleno in quel bicchiere, dice: «A me ha detto: “Fai una bella vita!”... E poi, mentre moriva, si è messo a ringraziare tutti i componenti dell'equipe. Prima di morire Smedley ha chiesto dell'acqua ma nessuno gliel'ha data. E sua moglie non ha voluto prenderlo in braccio perché temeva una denuncia.  Immediata la polemica. Alistair Thompson, portavoce della “Care Not Killing Alliance”, che è pro-vita, ha detto: «Questo documentario è stato solo una propaganda a senso unico per il suicidio assistito». Ho visto due persone morire davanti a me. La prima non era roba da filmare, la seconda può darsi. La prima fu mia madre nel 1982, malata di un tumore inguaribile, a solo 50 anni, in un ospizio. L'aveva badato per un anno prima, da solo, in una casa diroccata, senza un soldo, in una città dove non conoscevo nessuno. Avevo 23 anni. L'ho trasferita da casa in quel ospizio perché non c'era più speranza. Dormiva, drogata, poi morì. Subito dopo la morte, nell'ascensore, mi trovai con un'infermiere che mi diceva come se non importava nulla: «Sì, ce l'abbiamo fatto fuori con un'overdose di morfina». Mi sentivo male, molto male. Come si sono permessi, ho pensato. La seconda volta fu nel 1991 durante la Prima guerra contro l'Iraq. Lavoravo al Sunday Telegraph.Sono andato ad intervistare uno dei leader degli iracheni in esilio. Ci  siamo incontrati alla Grosvenor Park Hotel nella West End e lui ha chiesto un gin tonic. «Ghiaccio e limone?» gli ho chiesto. «Sì». Poi ha perso i sensi ed è morto. I miei colleghi mi hanno preso in giro. «L'effetto Farrell!».  Dico: a che serve mandare tutto in onda? Al limite la morte dell'iracheno ma per favore non quella di mia madre. Nel caso dell'inglese suicidato invece l'importante è dare voce anche a tutti coloro, compresa la Chiesa, contrari al messaggio mandato in onda dalla Bbc tramite quelle immagini. di Nicholas Farrell

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