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Piccoli martiri crescono: Fazio imita il profeta Michele. Frigna: "Non lavoro". Poi lo confermano / Borgonovo

Fazio usa lo stratagemma caro al teletribuno di Annozero. E 'Che tempo che fa' resta nei palinsesti

Andrea Tempestini
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D'un tratto sono tutti affezionatissimi alla televisione pubblica. Si sciolgono in mille moine, esibiscono zuccherosità da libro Cuore, i loro discorsi sono una sfilza di «la mia Rai», la «Rai in cui lavoro da 28 anni», la Rai che ha realizzato i sogni di «mio padre ferroviere». Poi la grande rinunzia, il supremo gesto d'amore, la dichiarazione solenne: per la Rai sono disposti a lavorare anche gratis o al costo di un euro a puntata, che è lo stesso. Prima è arrivata la sparata di Michele Santoro, secondo cui l'emittente di Stato vive esclusivamente grazie ai soldi di pubblicità raccolti da Annozero. Ieri, a rimorchio, è toccato a Fabio Fazio, il quale conferma la sua originaria vocazione d'imitatore. Come imitatore si fece conoscere nel programma Jeans, negli anni Ottanta;  sempre in qualità di imitatore ora copia tutto quello che fa Santoro. San Michele piagnucola perché gli vogliono impedire di far politica in video? Fabio fa passare due giorni poi piagnucola pure lui. Michele vuol lasciare la Rai per spostarsi a La7? Passano due ore e Fazio dichiara - ospitato in prima pagina su Repubblica - che se ne andrà altrove. Dove? Non è dato sapere, bisognerà attendere la decisione di Santoro, che Fabio puntualmente imiterà. Per ora ci godiamo la caricatura di un martire catodico. Sproloquiava ieri Fazio sul quotidiano di Ezio Mauro: «Non sono più disponibile a ripetere l'esperienza di Vieni via con me in questa Rai. Se altrove troverò le condizioni necessarie, l'entusiasmo e la condivisione del progetto, il Pubblico  potrà ritrovare presto me e Saviano di nuovo insieme». Ma chi sono questi due, da dover andare sempre in coppia,  Simon&Garfunkel? Più probabilmente Starsky&Hutch, considerata la passione per le manette a senso unico.    E, soprattutto, perché Fazio infila maiscole dappertutto («Pubblico»; «Direttore»; «Televisione»; «Editore»)? Forse vuole imitare la prosa di Adriano Celentano sul Fatto... La lamentazione su Repubblica è un calco di quella avanzata da Santoro in  prima serata su RaiDue. Secondo Fazio, non è accettabile «la riuncia alle garanzie minime indispensabili per continuare a svolgere il mio mestiere nello stesso identico modo in cui si è svolto fino ad oggi». Lui vuole «andare in onda con Che tempo che fa sulla stessa rete, nello stesso orario e per la stessa durata» (perché non chiedere in aggiunta la sentenza di un giudice che cementi il palinsesto?). Pretende di «avvalermi della presenza di Gramellini, dell'appuntamento irrinunciabile con Luciana Littizzetto e naturalmente di Roberto Saviano».  Queste «garanzie», afferma, «non sono mai arrivate».  Il resto della straripante missiva è un magma strappalacrime dai toni apocalittici: il centrodestra non ama RaiTre, i miei programmi fanno un sacco di ascolto però non sono graditi, ho scritto una letterina al direttore generale (anzi «Direttore») Lorenza Lei ma non mi ha ancora risposto... In sostanza, è il classico ricatto alla Santoro. Unica differenza: Fazio ha molte meno ragioni per lamentarsi.   Intanto, come lui stesso specifica, «nel mio caso (...) l'accordo economico è stato immediatamente trovato». Michele, al massimo, potrebbe aver qualcosa da ridire sui contratti di Marco Travaglio e Vauro. L'amico Fabio no. Lo scorso inverno, dopo aver sventolato per settimane lo spauracchio della censura, a suo parere aleggiante su Vieni via con me, è tranquillamente andato in onda a contestare il governo, a dire che la Lega «interloquisce» con la mafia e vieni via di questo passo. A Che tempo che fa invita  chi gli pare, e ci mancherebbe, ma abbia il buon gusto di non recitare la parte del perseguitato, visto che a Luciana Littizzetto è concesso di insultare con regolarità la Chiesa, il centrodestra e chiunque non le piaccia.  Quanto alla sorte di RaiTre, ieri il cda della Rai ha approvato i palinsesti: tutto confermato, tutto come prima. E i contratti, ha spiegato  un'irritata Lorenza Lei, saranno presto firmati, compresi quelli di Gabanelli, Dandini e Floris.  Di che lagnarsi, allora? Di nulla. Trattasi del consueto ricattino per ottenere più soldi (o almeno la stessa cifra degli anni passati), più visibilità, più autopromozione.        Fabio ha capito dove tira il vento e fa il santorino senza galloni, imita poiché è programmato per scimmiottare.  Di Santoro, però, ci basta già l'originale. Riguardo agli  imitatori, poi, meglio Corrado Guzzanti: lui almeno fa ridere, Fazio tutt'al più commuove. di Francesco Borgonovo

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