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Silvio: "Accetto il risultato" Alfano gela i gufi: "Avanti"

Referendum: quorum al 57%, stravincono i 'sì'. Rabbia della Lega. Guardasigilli: "Dimensione del voto va oltre la forza della sinistra, avevamo lasciato libertà". Berlusconi: "Italia dovrà dire addio all'atomo, avanti con le rinnovabili"

Giulio Bucchi
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Il referendum è passato. La certezza è arrivata con i primi dati diffusi dal Viminale, che dalle prime battute hanno registrato un'affluenza pari a circa il 57 per cento. Così quella che fino a lunedì mattina sembrava solo un'eventualità, dopo il 41% di votanti registrati nella rivelazione di domenica, ora è una certezza: il quorum è stato raggiunto. I vertici della Lega Nord non hanno perso tempo per inquadrare la situazione come una brutta sconfitta. La seconda brutta sconfitta: "La prima - ha dettato Calderoli alle agenzie stampa - risale a una settimana fa con le amministrative. Siamo stufi di prendere sberle". Parole di fuoco che promettono una forte turbolenza all'interno della maggioranza. Il premier, Silvio Berlusconi, ha poi dichiarato: "L'alta affluenza nei referendum dimostra una volontà di partecipazione dei cittadini alle decisioni sul nostro futuro che non può essere ignorata. Anche a quanti ritengono che il referendum non sia lo strumento più idoneo per affrontare questioni complesse, appare chiaro che la volontà degli italiani è netta su tutti i temi della consultazione", ha aggiunto il premier. "Il Governo e il Parlamento hanno ora il dovere di accogliere pienamente il responso dei quattro referendum". Alfano gela i 'gufi' - Ma a spegnere l'entusiasmo dei gufi (da sinistra come da Futuro e Libertà il coro è unanime: "Dimissioni") ci ha pensato il ministro della Giustizia e prossimo segretario del Pdl, Angelino Alfano, che ha sottolineato la libertà di voto, da subito, indicata dal parito. Alfano ha sottolineato che, come è ovvio, "la dimensione del voto va molto aldilà della forza elettorale della sinistra". Il referendum, infatti, ha avuto "il voto di milioni di elettori del centrodestra che hanno inteso esprimere la loro opinione sui temi referendiari e di certo non hanno voluto danneggiare il governo". Alfano ha poi ribadito che "il Pdl ha chiarito già da tempo di non considerare quella dei referendum una scadenza politica sulla quale impegnarsi come partito e tantomeno come maggioranza di governo. Di conseguenza - ha aggiunto il Guardasigilli - il Pdl ha lasciato ai suoi dirigenti, militanti e iscritti piena libertà su tutti i piani, quello di partecipare o no al voto, quella di votare sì o no ai vari quesiti. Perdipiù - ha tenuto a sottolineare nuovamente - nel merito di un paio di essi, quello sul nucleare e quello sul legittimo impedimento, la questione a nostro avviso era già risolta in un caso per la nuova legge, in un altro per un deliberato della Consulta". Le percentuali - Per tutti e quattro i quesiti referendari, i 'sì' - con cui si è votato per abrogare le norme - oscillano tra il 95 e il 96 per cento. Passano così i quesiti abrogativi sulla privatizzazione dei servizi di pubblica utilità e sulla tariffa idrica, quello sul nucleare e infine quello sul legittimo imedimento. Già nella mattinata di lunedì il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, si era sbilanciato: "La proiezione fatta dagli esperti del Ministero rispetto al dato di ieri fa pensare che si raggiungerà il quorum per tutti e quattro i referendum, anche senza considerare il voto degli italiani all'estero". Nel dettaglio, secondo il dato diffuso dal Viminale sulla totalità degli 8.092 comuni, l'affluenza si è assestata al 57,02% per il quesito sulla privatizzazione dell'acqua; del 57,03% per quello sulle tariffe idriche; del 56,99% sul nucleare e del 56,98% sul legittimo impedimento. Manca ancora il dato sulle 1.279 sezioni per gli italiani all'estero, ma è ininfluente ai fini del raggiungimento del quorum poiché non dovrebbe pesare oltre il 2% su tutti e quattro i quesiti.  Addio al nucleare - Anche il premier, Silvio Berlusconi, impegnato a Villa Madama, a Roma, nel vertice bilaterale con l'omologo israeliano Benjamin Netanyahu, ha preso atto del voto. "L'italia probabilmente a seguito di una decisione che il popolo sta prendendo in queste ore, dovrà dire addio alla questione delle centrali nucleari e quindi dovremo impegnarci fortemente sul settore delle energie rinnovabili": queste le parole del Cavaliere. Berlusconi ha naturalmente affrontato le questioni internazionali più pressanti, dalla situazione palestinese ("L'Italia ha sempre difeso la causa di Israele in ogni sede internazionale") alla Siria ("Una situazione difficile e preoccupante"). Ma la mente è sempre sulle questioni interne, anche perché dalla Lega al Pd il risultato dei referendum si riveste già di politica. Attacco dell'Idv - Le parole del Cavaliere sono state l'occasione per l'ennesimo attacco da parte dell'Italia dei Valori. "In queste ultime ore di voto, in cui si gioca il raggiungimento del quorum è gravissimo, intollerabile ed inaccettabile che Berlusconi interrompa il silenzio elettorale con le sue valutazioni politiche -  aveva tuonato una nota firmata dal presidente dei deputati Idv, Massimo Donadi -. Parole che potrebbero influenzare la partecipazione elettorale degli italiani. Anche di questo si dovrà iniziare a discutere da domani". Hanno alimentato la polemica anche i Verdi con il loro presidente Angelo Bonelli: "L'annuncio del ministro Maroni è fuori luogo. A questo punto il Viminale renda noti i dati ufficiali delle 12", aveva incalzato in mattinata. I precedenti - Era dal 1995, se ci si riferisce ai referendum abrogativi, che non era stato più superato il quorum necessario. In quell'occasione furono proposti dodici quesiti, il più significativo quello relativo alla privatizzazione della Rai. Se si considerano anche i referendum costituzionali, l'ultima volta in cui era stato raggiunto il quorum risale al 25 e 26 giugno 2006, quando gli italiani furono chiamati a votare sull'approvazione della legge di modifica della II parte della Costituzione. Allora i votanti furono il 52,5 per cento. L'ultima tornata referendaria, infine, risale al 21 e 22 giugno del 2009: il popolo fu chiamato a votare sull'abrogazione della legge elettorale, ma l'affluenza fu particolarmente bassa e il quorum non venne raggiunto.

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