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Pallone marcio, Paoloni nega e la Figc tace. Ma a Roma sapevano tutto: leggi gli esposti

Venerdì l'interrogatorio del portiere, che si fa passare per millantatore. Ma da settimane Quadrini e Covia avevano avvertito la Federcalcio

Giulio Bucchi
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Dunque la politica mette le mani sul calcio. Ufficialmente, altro che fan club Montecitorio. La risposta del governo al grido d'aiuto del pallone bucato porta il nome di unità investigativa sulle scommesse sportive. “Uiss” è la sigla, una sorta di disinfettante anti-combine pronto all'uso. La task-force si riunirà già la prossima settimana, «affinché situazioni simili non possano ripetersi. Ne faranno parte rappresentanti del Viminale, del mondo dello sport e del ministero dell'Economia», (ma non dei Monopoli, che nell'ultimo anno hanno segnalato 40 match sospetti: perché?) annuncia il ministro Maroni, «abbiamo creato un'unità investigativa che avrà lo scopo di raccogliere informazioni e valutare le segnalazioni di anomalie che provengono dai concessionari delle scommesse e da altre fonti. Ci sarà inoltre un'attività investigativa - la Giss - fatta da una task-force composta dallo Sco della Polizia, dal Gico della Guardia di Finanza, dal Ros e dai Carabinieri e anche dalla Dia, perché non possiamo escludere che dietro gli illeciti ci sia la mano della criminalità organizzata». Questo il risultato rapido e concreto di una riunione tenuta ieri con i presidenti di Federcalcio e Coni, Giancarlo Abete e Gianni Petrucci, i quali si sono pavoneggiati per l'iniziativa di «grande sensibilità» dimenticando però i micidiali buchi neri che hanno portato a questo ennesimo scandalo. In primis le colpe della Procura Figc, l'aver ignorato gli esposti di Daniele Quadrini (Sassuolo) e Daniele Corvia (Lecce),  datati rispettivamente 8 e 16 maggio scorsi. Gli esposti di Quadrini e Corvia alla Figc: leggi i documenti esclusivi "Non ho mai avvelenato miei compagni. Leggi l'interrogatorio di Marco Paoloni Tre fogli ciascuno, che riletti oggi sanno di déjà vu; ma immaginate di averli fra le mani venti giorni prima dello scoppio. C'è questo «Massimo di Pescara» che contatta telefonicamente i due calciatori, riferendo  di tal Marco Paoloni che ruba le loro identità e scommette tramite Skype; ci sono date, orari, partite citate esplicitamente come Inter-Lecce, cifre elevate (36mila euro) e minacce per avere denaro indietro «e far pagare i danni fatti»; un tentativo di ricatto per altri 5mila «entro le 12 altrimenti io chiudo le attività e poi alle 15 sono in questura e poi uscirà tutta la verità».  Chi ha visto questo materiale esplosivo e non è intervenuto? Dov'era Palazzi? Perché non chiarisce le prossime (e le passate) mosse? Ha avuto ieri le 1800 pagine di intercettazioni e ordinanze, si sa che lunedì (tredici giorni dopo l'inizio dello scandalo) sarà a Cremona, dal pm Di Martino. Di quest'ultimo si è detto che “parla troppo”, ma si sa: le telecamere fanno un brutto effetto. Palazzi & C. in compenso sono muti, ma non perché chi non parla lavora meglio; il loro silenzio è colmo d'imbarazzo, l'accaduto e la nuova task force sanciscono la sconfitta del metodo post-Calciopoli voluto dalla Figc. Il calcio non sa vigilare su se stesso. Nel 2006 è stata creata una Superprocura (accorpando Ufficio Indagini e Procura federale) che deve stare dietro a tutto: segnalazioni, soffiate, lettere e fax anonimi, prova tv, controllo gare (due 007 per ogni partita di  A), antidoping, comunicazioni della giustizia ordinaria. Vi sembra funzioni? Il prudente Palazzi ha fra le mani (dal 10 maggio 2010) l'esposto Juve per la revoca dello scudetto 2006 all'Inter: zero risposte. Sui fascicoli rubati e i presunti insabbiamenti sull'inchiesta Premiopoli: zero risposte. Calciopoli (vedi radiazione di Moggi) è ancora in ballo. E  vorrebbe chiudere Scommessopoli in fretta? di Tommaso Lorenzini

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