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Siria, repressione continua. Usa: "Fine immediata violenze"

Venerdì 25 civili nelle proteste anti-Bashar. Casa Bianca: "Costretti a risoluzione Onu". In Turchia 4.300 profughi

Giulio Bucchi
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L'ennesima giornata di repressione e sangue in Siria scatena le reazioni internazionali. Venerdì, 25 civili sono stati uccisi dalle forze militari del presidente Bashar al-Assad, nel corso di manifestazioni contro il regime. Dopo 17 venerdì di protesta e mobilitazione permanente, il numero dei morti potrebbe aver superato le mille unità. Una cifra spaventosa che ha provocato la condanna degli Stati Uniti. La Casa Bianca ha chiesto la "fine immediata" delle violenze e della repressione, definita "raccapricciante". "Gli Stati Uniti - si legge nel documento presentato dal portavoce di Barack Obama, Jay Carney - condannano con fermezza l'uso terribile della violenza da parte del governo siriano, la violenza e le brutalità dovranno cessare immediatamente". "All'inizio di questa settimana abbiano invitato il governo siriano a dare prova di massima moderazione - continua la Casa Bianca - e a non rispondere alle perdite dei propri ranghi facendo altre vittime civili". "Il governo sta conducendo la Siria attraverso un cammino pericoloso - avvertono gli Usa -. Le forze di sicurezza continuano a sparare, ad attaccare e ad arrestare i manifestanti, mentre i prigionieri politici restano ancora detenuti". Il comportamento di Bashar "costringe gli Stati Uniti a sostenere una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che condanni le azioni del governo siriano e chieda la fine immediata della violenza e delle violazioni dei diritti fondamentali dell'uomo". Ferma condanna anche dalla Farnesina: "Il nostro forte appello alle autorità siriane - spiega il Ministero degli Esteri - è di porre fine alle violenze, immediatamente". Oltre ai morti, si ribadisce anche il problema dei profughi in Turchia, arrivati ora a quota 4.300. Il numero è salito di circa 400 unità nelle ultime ore.

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