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Ultima di Santoro: "Premier mio allievo" La follia: "Ha preso dai miei programmi"

Annozero, Michele attende la Cassazione per restare in Rai. Celentano la 'nuova' star: "Critichi Pisapia? Sei cretino"

Andrea Tempestini
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Quale sia la soluzione parlamentare invocata da Berlusconi capace di portare all'imbrigliamento di Annozero, il programma di Rai Due condotto da Michele Santoro, è difficile dirlo. Soprattutto se la prossima settimana la Corte di Cassazione, chiamata a dire l'ultima parola sul contenzioso giudiziario fra la Rai e Santoro iniziato dopo il famigerato “editto bulgaro”, confermerà la sentenza in virtù della quale “Michele chi'” deve andare in onda. La Suprema Corte dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato da viale Mazzini, che vorrebbe tornare “proprietaria” della prima serata di Rai Due del giovedì sera, attualmente occupata da Santoro grazie alla sentenza emessa  nel 2005 dal giudice del lavoro del Tribunale di Roma. In quel dispositivo si stabilisce che il giornalista deve andare in onda in prima serata con un programma  di approfondimento politico. Un verdetto, quello della Cassazione, al quale guardano con estrema attenzione al settimo piano di viale Mazzini, dovendo mettere nero su bianco i palinsesti autunnali da presentare alla metà di giugno agli investitori pubblicitari. Sia il direttore generale, Lorenza Lei, sia i consiglieri di amministrazione, sanno che, in caso di rigetto del ricorso presentato dalla Rai, Annozero andrà regolarmente in onda anche la prossima stagione, riducendo ai minimi termini la possibilità d'intavolare una trattativa con Santoro per una sua uscita anticipata dall'azienda. Il conduttore, da parte sua, è tornato a chiedere ai vertici Rai una parola definitiva circa la sua presenza all'interno della struttura. «Annozero è o no un programma di punta sul quale investire? E Santoro è o no una risorsa della Rai?». Quesiti che aleggiano da giorni nel palazzone di viale Mazzini, ai quali rischia di dare una risposta la magistratura e non gli amministratori della tv pubblica. Un copione che sta diventando una prassi.  Ieri sera, intanto, magra consolazione per la Rai: su indicazione dell'Agcom la tv pubblica ha mandato in onda, all'interno del programma di Rai Due, un messaggio che informava i telespettatori dell'avvenuta violazione, da parte di Santoro, della legge sulla par condicio. In attesa del verdetto finale il mondo  della politica è tornato ad accapigliarsi. A provocare l'ennesima rissa le parole  del premier: «Sono tutti contro di me, fanno trasmissioni micidiali e Annozero ha provocato la sconfitta di Milano. Ci impegneremo in Parlamento affinché questo non accada più». Apriti cielo. Un atto di «irresponsabilità» per i dipietristi, l'ennesimo tentativo di scambiare il «rispetto delle regole per censura» secondo Giorgio Lainati, vicepresidente della commissione di Vigilanza. E sul tema, ovviamente, ha detto la sua pure Santoro: «Caro presidente non si fidi dei suoi collaboratori che le fanno vedere spezzoni del programma in cassetta», dice Santoro, «non le sembra esagerato sostenere che un servizio del nostro programma le ha fatto perdere le elezioni?». Domanda, quella del giornalista di Rai Due, sufficientemente oziosa per citare Erasmo da Rotterdam, che Berlusconi leggerebbe troppo, e Cavour, che non legge affatto, e attaccarsi una medaglia sul petto: «Si ricorda del '94 quando disse che  in Rai non avrebbe toccato nemmeno un vaso? In fondo, caro presidente, lei ha imparato tutto o quasi dalle nostre trasmissioni, cosa che invece non ha fatto la sinistra». Insomma, secondo Santoro, anche Berlusconi sarebbe una sua creatura. E poi, via con Adriano Celentano e il suo mega spot antinuclearista. Tra una predica e l'altra il molleggiato trova anche il tempo per dare del «cretino» a chi critica il neosindaco di Milano, Giuliano Pisapia e per evocare «la dolce brezza del cambiamento» con parole di sostegno anche a Luigi De Magistris. A Viale Mazzini si vocifera che quello di Annozero è solo l'antipasto. Le trattative per un ritorno in Rai di Celentano sarebbero infatti già in corso. Un altro allievo di Santoro? di Enrico Paoli

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