Calcio-Scommesse, parla medico Pirani: "Coinvolti altri 5 match, pure in serie A"
Cremona, il Monopolio di Stato: nel mirino 37 incontri. De Rossi: prima lo tirano in ballo, poi il Pm lo scagiona
A Cremona sono cominciati gli interrogatori: sotto torchio gli esponenti del giro di scommesse che sta travolgendo il mondo del calcio. Il primo ad essere ascoltato dal gip Guido Salvini è stato Marco Pirani, il medico odontoiatra anconetano. Nel suo interrogatorio avrebbe fatto riferimento ad altre quattro o cinque partite, anche di Serie A, che non figurano nei faldoni dell'inchiesta. Le partite, avrebbe aggiunto Pirani, non risalirebbero soltanto allo scorso campionato. Le circostanze, hanno riferito ambienti investigativi, saranno approfondite il prossimo martedì in un interrogatorio davanti al pm di Cremona, Roberto Di Martino, che si terrà martedì prossimo. Si tratterà di un interrogatorio 'più investigativo' rispetto a quello di oggi, venerdì, che si limitava alle accuse contenute nell'ordinanza di custodia cautelare. Leggi gli atti della Procura: tutti i nomi e le accuse "SPIEGAZIONI CONVINCENTI" - Pirani, secondo quanto si è appreso, avrebbe preso le distanze dagli altri indagati, cercando di minimizzare il suo ruolo all'interno della presunta organizzazione. Alessandro Scaloni, il legale del medico, ha poi sottolineato come il suo assistito avrebbe fornito "spiegazioni convincenti" riguardo tutti i capi di imputazione che lo hanno portato in carcere. Sempre l'avvocato ha speigato che il suo assistito ha "parlato notevolmente". Di Martino, al termine dell'incontro con Pirani, ha spiegato: "Ci sono 4 o 5 incontri, anche della massima serie, di cui non eravamo a conoscenza". Ild entista ha risposto per 4 ore alle domande dei pm. Il suo atteggiamento è stato definito "collaborativo" dagli inquirenti. Pirani avrebbe anche ammesso di aver fatto forti puntate su partite di cui conosceva in anticipo il risultato, ma ha respinto il ruolo di organizzatore dell'intero giro. IL CASO SONNIFERO - Il medico avrebbe anche chiarito l'episodio del sonnifero, da lui prescritto alla moglie del portiere Paoloni: "Il mio assistito - ha riportato il legale Scaloni - ha agito in buona fede. Credeva che la signora Paoloni avrebbe fatto un uso lecito del sonnifero". "Inoltre - ha proseguito l'avvocato prendendo le difese dell'assistito Pirani -, il dottore avrebbe tranquillamente potuto procurare il tranquillante senza lasciare tracce. Se l'ha prescritto a suo nome è perché non aveva nulla da nascondere". Secondo il legale, dunque, le spiegazioni di Pirani sarebbero state "esaustive" e gli inquirenti soddisfatti. "Ci siamo lasciati con i pm senza punti oscuri", ha concluso l'avvocato. CADE L'OMERTA' - Massimo Erodiani, titolare di un'agenzia di scommesse e ritenuto tra i capi del giro, quasi certamente risponderà alle domande del Gip. "Stiamo valutando questa opportunità - ha spiegato il suo legale, Giancarlo De Marco -. Avevamo prospettato la non utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche, ma è una tesi che sta andando a farsi benedire perché il primo degli interrogati (Pirani, ndr) ha sostenuto un lungo interrogatorio. A questo punto non avrebbe senso sostenere l'inutilizzabilità delle intercettazioni". TRACCE DAI MONOPOLI - Un altro segno del possibile allargamento dell'inchiesta è arrivato dai Monopli di Stato: grazie al sistema di rilevazione hanno segnalato alla Procura Federale della Figc 37 partite sospette. La maggior parte sono partite di Lega Pro, ma figurano anche 12 segnalazioni su match di serie B, e cinque di Serie A. Le segnalazioni scattano quando i Monopoli fronteggiano enormi flussi di giocate rispetto all'importanza della partita, quando le puntate si orientano in modo univoco e, infine, quando si registra un numero eccessivo di puntate su scommesse minori (quali l'Under/Over, primo/secondo tempo, etc). PROCURA DI BARI - Anche la procura di Bari ha chiesto al pool di Cremona la trasmissione di una copia degli atti che, due gironi fa, hanno fatto scattare gli arresti. La richiesta arriva per l'indagine, che prosegue da quattro mesi, sulla partita di Coppa Italia tra Bari e Livorno, che risale al primo dicembre del 2010. L'incontro fu vinto dai padroni di casa per 4 a 1. L'inchiesta fu avviata per un esposto in cui veniva messa in rilievo una serie di puntate "ingenti e anomale". CAPITOLO DE ROSSI -Nella notte tra giovedì e venerdì si era diffusa la voce di un coinvolgimento di Daniele De Rossi nell'inchiesta che sta scuotendo il mondo del calcio. Il procuratore di Cremona, Roberto Di Martino, ha però spiegato che il nome del centrocampista della Roma e della nazionale non è nei faldoni che hanno portato all'arresto di 16 persone per il giro di scommesse clandestine. "Quella di De Rossi è una sciocchezza - ha spiegato il magistrato -. Ho chiesto informazioni ai miei ufficiali di polizia giudiziaria e mi è stato detto che il nome di De Rossi non c'è". Subito dopo la precisazione si è fatto sentire anche Capitan Fututro. "E' mia intenzione sottolineare tutta la mia indignazione per quanto appreso su alcuni organi di stampa - peraltro immediatamente smentito da autorevoli fonti giudiziarie - riguardo una vicenda che mi vede del tutto estraneo. Sono stati fatti riferimenti alla mia persona del tutto falsi ed inventati e per questo tutelerò la mia immagine e la mia onorabilità in sede giudiziaria contro chiunque associerà il mio nome a questa vicenda. Non ho altro da aggiungere", ha tagliato corto De Rossi. ABETE: "GIUSTIZIA SPORTIVA SIA RAPIDA" - "La giustizia sportiva deve fare in tempo prima della nuova stagione, deve essere tempestiva", ha spinto le inchieste il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete. "Vorrei ricordare - ha proseguito - che quando ci fu Calciopoli, nel 2006, la giustizia sportiva chiuse il suo corso in due mesi. Oggi a Napoli la giustizia ordinaria è al primo grado, ma dopo cinque anni. La tempestività - ha insistito - è necessaria per consentire la definizione degli organici per la prossima stagione". Quindi Abete ha respinto al mittente le critiche piovute nelle ultime ore sulla procura federale guidata da Palazzi. "Non dimentichiamo che siamo un organismo derivato - ha spiegato -. Cosa si scoprirebbe in Italia se non ci fossero le perquisizioni, le intercettazioni, i controlli bancari? Noi non possiamo farlo. Se la procura federale avesse questa possibilità...".