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Un anno in coma dopo intervento a dente. "Eutanasia"

Giuseppe Marletta non si è più svegliato. La moglie Irene: "Io farò come Beppino Englaro. Ipocrisia di Stato"

Andrea Tempestini
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"Mio marito è stato prima ucciso dalle istituzioni e poi abbandonato. Si tratta di un vero e proprio omicidio commesso dalle istituzioni. Era entrato in ospedale sano e in piena salute per fare una semplice operazione e ne è uscito in coma. Sono stata lasciata sola. Se non avrò degli aiuti concreti, delle risposte certe, io non permetterò che mio marito viva 20 anni in queste condizioni e prenderò la stessa strada della famiglia Englaro, dimostrando che questa scelta era stata esplicitamente richiesta in precedenza da mio marito che non avrebbe mai accettato di sopravvivere in queste condizioni". LA VICENDA - Sono le drammatiche parole di Irene Sampognaro, moglie 40enne di Giuseppe Marletta, architetto catanese di 42 anni, in coma irreversibile dal primo giugno di un anno fa, dopo un banale intervento eseguito dall'equipe di Otorinolaringoiatria del "Garibaldi" di Nesima, a Catania. L'uomo doveva togliere dei punti di sutura in metallo che gli erano stati applicati nel 2007 dopo l'estrazione della radice di un dente. Forse, come sostiene la famiglia, non sono state eseguite le prove ipoallergiche sulla tollerabilità alle sostanze contenute nell'anestesia.   LA PROTESTA - Irene Sampognaro questa mattina si è presentata davanti all'ingresso dell'ospedale per dare voce alla sua drammatica protesta: "Giustizia per Giuseppe, medici assassini ancora al loro posto. Giustizia e cure negate, vergogna", si legge su uno striscione. "In caso di mancate risposte dalle istituzioni - aggiunge - lo porterò all'estero per praticargli l'eutanasia: questa non è vita. Io sono per la vita, ma quella vera e sono disposta a tornare indietro sulla mia decisione soltanto se lo Stato si farà carico della cura e dell'assistenza ai massimi livelli". DOPPIA INCHIESTA - Sulla vicenda sono pendenti due inchieste: una interna aperta dall'azienda ospedaliera Garibaldi e l'altra avviata dalla Procura della Repubblica di Catania. "Mio marito - accusa ancora la donna - è stato dimenticato e il suo caso è stato insabbiato. Non ci sono indagati nè alcun esito è emerso dall'indagine interna dell'azienda Garibaldi". La donna, madre di due figli, di 5 e un anno, deve farsi carico delle cure che divorano il suo stipendio di insegnante. Suo marito è stato ricoverato per sette mesi nel Centro risvegli di Cefalù. Adesso ricoverato in un centro di riabilitazione, trachetoomizzato, alimentato con un sondino e affetto da piaghe da decubito. "FARO' COME ENGLARO" - "E' in un Rsa, fra gli anziani - denuncia la moglie - ma non è certo il suo posto e poi mi devo occupare di tutto, anche dell'acquisto di medicinali. Ecco perchè se continuerà l'abbandono totale da parte delle istituzioni, sceglierò la strada di Beppino Englaro. Non ha senso continuare una vita che non è vita. Il primario e l'equipe che ha eseguito l'intervento sono al loro posto e nessuno ha preso provvedimenti. Io sono determinata ad andare avanti per questa strada, a meno che le istituzioni responsabili di questa tragedia non garantiscano un'assistenza medica adeguata e non accertino la verità".

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