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Il Cav sfida Giulio: "Su fisco propone, non decide..."

Berlusconi rilancia sulla riforma e avverte pure Tremonti: "Apriremo i cordoni". Poi scherza: "Volevo fissare la data del mio funerale, ma ho troppi impegni"

Andrea Tempestini
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Il premier è ferito, ma non molla. Il rilancio, il giorno successivo allo schiaffo subito ai ballottaggi (guarda il videoeditoriale e l'analisi del direttore di Libero, Vittorio Feltri), arriva con un paragone calcistico: "Abbiamo subito un gol, ma stiamo ancora quattro a uno perché abbiamo vinto le politiche, le regionali, le europee e le amministrative". Così il Cavaliere ha risposto alle domande dei giornalisti che chiedevano un commento sull'esito delle amministrative. Nel corso della cerimonia di celebrazione per la festa del 2 giugno ai giardini del Quirinale, Berlusconi ha aggiunto: "Comunque abbiamo ancora due anni di gioco davanti". Poi il Cav sottolinea: "Al primo punto dell'agenda politica c'è la riforma del fisco, apriremo i cordoni". Quindi il pressing su Giulio Trimonti: "La faremo. Non è Tremonti che decide, lui propone". "FUNERALE RIMANDATO" - Nella mattinata di martedì il premier si trovava ancora a Bucarest per il verice interministeriale con le autorità romene. "Ho fatto una riunione - ha spiegato il Cav dopo aver ritorvato il buonumore -. Volevo fissare la data del mio funerale, ma nei prossimi giorni ho troppi impegni e quindi rimanderemo...", ha scherzato. Poi una battuta sull'eventualità, proposta proprio dal premier lunedì sera, di fare Angelino Alfano coordinaotre unico del Pdl. "Vediamo - ha chiosato -, abbiamo il comitato di presidenza presto". PREGHIERA PER MILANO - A caldo, lunedì sera e dopo aver appreso l'esito del ballottaggio, Berlusconi aveva dichiarato: "Ora i milanesi devono pregare il buon Dio affinchè non gli succeda qualcosa di negativo, perché veramente la città non era amministrata male e quindi adesso speriamo que questi qui si improvvisino in un mestiere che non hanno mai fatto". Così Sivlio Berlusconi dopo la debacle elettorale. Il Cavaliere ha sottolineato: "Abbiamo perso, è evidente. Ora bisogna tenere i nervi saldi e andare avanti con l'azione di governo. Ho già l'ok di Bossi". Era un premier amareggiato, ma non rassegnato, quello che da Bucarest per il vertice interministeriale aveva commentato la sconfitta ai ballottaggi.  "DIMISSIONI MAI" - Il Presidente del Consiglio aveva poi subito rilanciato: "Adesso ci vediamo e faremo quello che serve per radicare molto di più il partito sul territorio, come eravamo già intenzionati a fare". La sconfitta ai ballottaggi, ha spiegato, "non dipende dal governo. Abbiamo perso a Napoli, a Milano e in altre due città. Guardando da vicino una per una le situazioni, vengono fuori delle ragioni della sconfitta che non hanno niente a vedere con l'attività del governo". Crede di avere qualche colpa?, hanno chiesto i giornalisti a Berlusconi. "No, no", è stata la lapidaria risposta. L'opposizione, intanto, ha già cominciato a chiedere le dimissioni. "Io sono sempre in disaccordo con la sinistra - ha replicatoil premier -. Volete che dia ragione alla sinistra adesso? Ma dai...". Quindi, dopo la battuta su Milano, c'era stato il tempo anche per una anche sul capoluogo campano: "Penso che a Napoli si pentiranno tutti moltissimo".

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