Brunetta: "Subito riforma fisco per vincere elezioni"
Belpietro intervista ministro Pubblica Amministrazione: "Ci sono mancati i voti dei lavoratori autonomi nord"
I risultati elettorali a Milano e Napoli fanno discutere. Già oggi, martedì, potrebbe esserci un incontro per stabilire le prossime mosse della maggioranza. La priorità è la riforma del sistema fiscale. Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, ne discute con il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta. Il colloquio è andato in onda ne La Telefonata su Mattino 5. Cito lei perché oggi il Corriere della Sera le attribuisce un ruolo. Si discute di riforme, in particolare di quella fiscale che avrebbe pesato sul voto perché ancora non è stata presentata. A lei viene attribuito il ruolo: quello della persona che più spinge perché venga presentata nelle prossime settimane. E' così? La riforma fiscale è nel programma di governo. E' nel programma di tutti i governi Berlusconi dal '94. In parte l'abbiamo fatta con il secondo governo Berlusconi. La crisi economica che ha colpito il nostro Paese come tutti gli altri nel 2008, ci ha impedito fin ora di fare la riforma. Oggi è tempo di farla. L'avevamo messa nel programma sulla fiducia il 29 settembre di un anno fa, era uno dei cinque punti. Tremonti e Berlusconi hanno avviato le istruttorie con i famosi quattro tavoli presso il ministero dell'Economia. I tavoli hanno finito il loro lavoro, e ora ci sono due anni per approvare la riforma fiscale, la delega e i decreti legislativi per farla entrare in vigore nel 2013 assieme al federalismo fiscale. Perché vede, senza la riforma fiscale, anche il federalismo fiscale ne esce indebolito. Quindi giustamente la scorsa settimana l'Ufficio di presidenza ha chiesto al governo di mettere subito all'ordine del giorno la riforma fiscale, assieme al Piano per il Sud. Tempi? Prima o dopo l'estate? Io dico quanto prima. Prima è, meglio è. La tempistica può essere la seguente: si approva la delega prima dell'estate, la si porta in Parlamento subito dopo, la si approva in sei mesi e poi si comincia con i decreti attuativi. Con la nuova Legislatura la riforma può essere operativa. E siccome dal 2013 comincia ad operare anche il federalismo fiscale abbiamo una perfetta sincronia. I giornali di oggi parlano di un quasi assedio al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, perché si vorrebbe che aprisse i cordoni della borsa. Non si tratta di cordoni della borsa, ma di fare la riforma fiscale, che vuol dire passare dalla tassazione delle persone a quella delle cose, vuol dire la semplificazione. A parità di gettito: senza aumentare il deficit, anzi. Deficit e debito hanno vincoli europei che vogliono e che portano al pareggio di bilancio nel 2014-2015, e che portano a una sostanziale riduzione del rapporto debito-Pil entro cinque o sette anni. Quindi non si tratta di allargare la borsa, ma di cambiare strutturalmente il sistema del prelievo fiscale. E' una riforma strutturale, non di alleggerire le tasse. Insomma chi consuma di più pagherà di più: si passerà dall'Irpef all'Iva. Ciò che conta è la semplificazione. Io che sono economista non sono in grado di fare la mia dichiarazione dei redditi. Si parla anche di una questione settentrionale: la sconfitta è molto forte al nord e anche nel Mezzogiorno, con Napoli. C'è questa questione? Mi faccia prima dire una cosa non per minimizzare, tutt'altro. Napoli e Milano sono due fatti simbolici, due segnali d'allarme molto gravi e importanti. Bisogna ascoltarli. Però se si guarda il riepilogo, il centrodestra aveva 10 comuni capoluogo, ora ne ha otto. Aveva quattro province, e ora ne ha quattro. Il centrosinistra aveva 20 comuni capoluogo e ora due in più e continua ad avere sette province. Quindi, a parte Napoli e Milano, fatti certamente gravi, il resto è una partita pari e patta. A Milano la situazione è molto grave e riguarda proprio la sua domanda. A Milano ha votato Pisapia il ceto che più ha sofferto questa crisi. Qualcuno dice anche i professionisti... Il lavoro autonomo. Mentre noi abbiamo garantito con la cassa integrazione il lavoro dipendente, non abbiamo lasciato solo nessuno, la stragrande maggioranza di artigiani, commercianti, liberi professionisti e piccole imprese, ha subito in questi anni l'effetto della crisi con una caduta del reddito del 30-50%, o chiudendo le loro attività. Questo è un ceto molto denso e pesante, soprattutto al nord, e soprattutto al nord senza capacità di flessibilità fiscale, che forse, tra virgolette, esiste al sud. Il risultato del malessere del nord è anche questo.