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A Napoli contro il Pdl si usa il fango. E pure il fuoco...

Incendiato il comitato di Lettiere: atto doloso. Gianni: "Colpa di De Magistris". Sul 'Mattino' editoriale taroccato

Giulio Bucchi
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La vigilia del ballottaggio a Napoli si infiamma, letteralmente. Un incendio, definito dagli inquirenti "sicuramente doloso", si è sviluppato al piano terra del comitato elettorale del candidato sindaco di Napoli del Pdl Gianni Lettieri. All'interno del deposito utilizzato per custodire il materiale elettorale sono stati rinvenuti dei razzi bengala esplosi, probabilmente lanciati secondo i presenti, e tracce di benzina. Non si registrano danni a persone, ma il materiale elettorale invece è andato distrutto: ventisei gazebo che dovevano essere impiegati per il comizio di chiusura di Lettieri, venerdì sera in piazza del Plebiscito, sono andati in fumo. A fuoco il comitato di Lettieri: guarda il servizio su LiberoTv L'ALLARME - A dare l'allarme è stata una collaboratrice di Lettieri che si è accorta dell'incendio mentre lasciava l'edificio di via Palepoli, lungomare di Napoli. Il candidato del Pdl è stato avvisato dal portiere dello stabile che per primo si è introdotto nel seminterrato che affaccia su via Partenope cercando di spegnere il rogo con l'aiuto di un estintore. Poco dopo sono giunti i vigili del fuoco e lo stesso Lettieri. LETTIERI DAL PREFETTO - In tarda mattinata Letteri si è recato presso la Prefettura napoletana per fare il punto sull'escalation di violenze delle ultime settimane. "Considero Luigi De Magistris moralmente responsabile degli episodi di violenza che dal 15 aprile in poi si sono susseguiti nei miei confronti e dei miei collaboratori - attacca Lettieri -, da ultimo l'incendio appiccato questa sera ai locali del mio comitato elettorale. Siamo tornati agli anni di piombo". La colpa del candidato Idv, secondo Lettieri, è non aver "mai preso le distanze dai numerosi episodi di violenza che hanno contrassegnato la campagna elettorale". De Magistris respinge le accuse e si augura che la magistratura faccia luce sul caso. Questa sera, in piazza Plebiscito, la festa finale di Lettieri si terrà comunque. Atteso anche Gigi D'Alessio, che giovedì sera ha rinunciato a cantare a Milano per Letizia Moratti a causa degli insulti e delle minacce ricevute da simpatizzanti di sinistra. Si temono contestazioni anche sotto il Vesuvio. VOLATA SULLA STAMPA - Che tiri una brutta aria, ed in una sola direzione, lo testimonia anche un altro inquietante particolare. Al "blocco mediatico terrificante" chiamato in causa dal premier Berlusconi contro i candidati Pdl si aggiunge un nuovo tassello: il Mattino, storico (e influentissimo) quotidiano partenopeo ha "taroccato" il proprio editoriale di giovedì 26 maggio a firma di Giovanni Orsina, politologo romano, professore alla Luiss e saggista di spessore per Carocci, Rubbettino e Marsilio, oltre che direttore scientifico della Fondazione Einaudi. Insomma, una firma autorevole. Peccato che, come scrive Fausto Carioti su Libero di oggi, venerdì 27 maggio, il cuore dell'articolo, le frasi più importanti, nelle quali si attaccano il centrodestra e la Lega e - in sostanza - si invogliano i lettori a buttarsi a sinistra, non sono farina del sacco di Orsina. La prova della manipolazione è anche nel titolo "Il Nord evade e il Sud resta senza risposte" non è stato costruito su quello che scrive Orsina, ma su queste aggiunte. Di tutto questo Orsina non è stato avvisato e ovviamente non l'ha presa bene: Ha inviato una lettera al direttore, Virman Cusenza, annunciandogli la fine della propria collaborazione. Nella lettera inviata al direttore del Mattino il politologo accusa: "Con grandissima amarezza», vi si legge, «ho dovuto constatare che al mio articolo state aggiunte trentuno righe, l'intero secondo paragrafo, che io non ho mai scritto, né che sono mai state concordate con me». Conclusione ovvia: «Non ritengo di esagerare nel definire inqualificabile, dal punto di vista sia etico sia professionale, il modo in cui si è comportato con me il Tuo giornale.

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