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"No ai ministeri al nord. Fancazzisti solo a Roma"

Borgezio controcorrente: "No burocrati a Milano". Ma Calderoli è sicuro: "Dicasteri arriveranno. Parola del Cav". Alemanno: "Decida l'Aula"

Andrea Tempestini
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Mentre Silvio Berlusconi e Umberto Bossi 'congelano' lo spostamento dei ministeri al nord  - almeno fino a dopo il ballottaggio- la soluzione a quello che è diventato un vero e proprio dilemma 'Trasferimento sì, trasferimento no'  la fornisce un 'libero pensatore' del Carroccio, Mario Borghezio. Ospite del programma di Radio2 Un giorno da pecora, l'eurodeputato della Lega si è mostrato chiaramente sfavorevole allo spostamento dei Ministeri al Nord. E ne ha dichiarato le ragioni: "I fancazzisti romani a Milano sarebbero una contraddizione in termini". Dunque non è d'accordo con la proposta di Umberto Bossi. "Io non li voglio i ministeriali romani, se ne rimangano lì, che mi stanno già abbastanza sulle balle quando vado a Roma per fare qualche pratica", ha senteziato Borghezio. LA PAROLA DEL CAV - Con  il vertice di martedì sera a Palazzo Grazioli, durato tre ore,  il premier e il Senatùr sono tornati a confrontarsi. Il Carroccio avrebbe comunque ricevuto rassicurazioni dal Pd: dopo il voto il tema tornerà in cima all'agenda. Roberto Calderoli, che era presente all'incontro, poi puntualizza. "Silvio Berlusconi ha dato la sua parola alla Lega": dunque l'operazione-decentramento prosegue. Chi però proprio non riesce ad accettarlo è il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che torna a gettare benzina sul fuoco dopo le dichiarazioni di Calderoli e invoca un voto parlamentare sulla questione. "Berlusconi ha ribadito che non è in vista nessun spostamento di Ministeri al Nord - il Sindaco racconta la sua versione -: per me la questione adesso è chiusa così". ALEMANNO: "TREGUA ARMATA" - Secondo Alemanno "serve un voto delle camere che dica no allo smembramento delle funzioni della capitale. Io penso - ha proseguito il sindaco capitolino - che siamo probabilmente di fornte ad una sorta di tregua armata su questa vicenda. Credo che la reazione del territorio di Roma e delle istituzioni abbia in qualche modo frenato questi progetti". Per Alemanno, dunque, "dopo i ballottaggi bisogna avere un confronto politico molto serio per archiviare definitivamente la questione. Mi auguro che si possa affrontare questo tema dopo i ballottagi - ha proseguito -, perché fare le due cose in contemporanea mi sembra fuori luogo ed anche autolesionista per il centrodestra". ALFANO: "NO SCOSSONI A GOVERNO" - E' dunque accesissimo il dibattito all'interno del centrodestra sull'ipotesi del decentramento dei dicasteri. Angelino Alfano, il ministro della Giustizia, ha sottolineato come a suo parere, comunque, la questione non produrrà scossoni al governo. "Credo che la riunione tra Berlusconi e Bossi abbia gettato le basi per una soluzione che sarà trovata. Non è una materia che porterà ad una difficoltà effettiva del governo - spiega -, si troverà una soluzione che lascerà soddisfatti tutti. E' chiaro che ciascuno ha la propria richiesta programmatica - ha concluso -, ma la bravura di Berlusconi in questi anni è stata quella di trovare un punto di sintesi". LA RUSSA: "NON MI SEMBRA SCANDALO" - Poi anche l'intervento del ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Spostare due ministeri senza portafoglio non sarebbe uno scandalo. Ma non è il mio principale pensiero: ne parleremo solo dopo le elezioni", si accoda alla posizione presa da Cav e Senatùr nel faccia a faccia. La Russa sottolinea anche come "Roma Capitale, per la quale abbiamo fatto una legge, è per noi un punto intoccabile. Si tratta solo di decidere quale segnale dare, come è giusto, anche al Nord, ma anche a Napoli, del grande interesse che il governo ha per la realtà settentrionale e per quella meridionale, anche attraverso la dislocazione di sedi distaccate di iminsteri, senza costi aggiuntivi, come riconoscimento che non mette assolutamente in discussione il ruolo di Roma come capitale d'Italia". TROPPO IMPORTANTE - Roberto Calderoli ha spiegato che senso del vertice di martedì sera tra Bossi e Berlusconi era quello di 'neutralizzare' la questione in vista dei ballottaggi per evitare che possa essere "strumentalmente interpretato". Calderoli fornisce l'interpretazione autentica, di parte lumbard, sullo stato dell'arte. In una nota spiega: "Nessuno stop allo spostamento dei dipartimenti al Nord, ma la questione è così importante da non poter essere strumentalmente interpretata come semplice argomento da campagna elettorale per i ballottaggi". Il ministro e coordinatore federale della Lega Nord ha poi tagliato corto: "Lo spostamento si farà e comunque, il presidente Berlusconi, ci ha dato la sua parola". OPERAZIONE RIMONTA - Nel vertice di martedì sera si è parlato anche delle ultime mosse per cercare di completare la rimonta di Letizia Moratti ai danni di Giuliano Pisapia nella corsa a sindaco di Milano. Un altro tema sul tavolo erano le voci di accordo tra Lega e Pd per una riforma del sistema elettorale in senso proporzionale: voci smentite dai leghisti, che hanno rassicurato il Cavaliere sul fatto che l'eventuale riforma non sarà fatta senza l'intesa con il Presidente del Consiglio. Così il premier, in cambio dell'impegno di Bossi a non calcare la mano sulla riforma elettorale, sembra abbia garantito ai leghisti che, una volta terminato lo sforzo per i ballottaggi, si procederà velocemente con le riforme basilari per il rilancio dell'economia: la prima, quella fiscale. NIENTE COMIZIO - Per quel che riguarda l'impegno a farvore della Moratti, pur avendo ribadito il massimo sforzo, sembra che i due leader non prenderanno parte al comizio finale della candidata del Pdl, che si terrà venerdì: Berlusconi e Bossi saranno appena tornati dal G8.

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