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Agcom, ora è vietato intervistare Silvio Ma per la sinistra lo spazio c'è sempre

Multati Tg1 e Tg4 per i 3 minuti con Berlusconi. Minzolini: "Dovevo riequilibrare, avevo passato Vendola e Di Pietro"

Giulio Bucchi
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Come scrive Enrico Paoli su Libero in edicola oggi, martedì 24 maggio, "Andare in tv costa e fare il proprio mestiere costa ancor più caro". L'Agcom ha comminato multe pesanti a Rai e Mediaset, colpevoli di aver violato le norme sulla par condicio mandando in onda l'intervista al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, all'interno dei telegiornali multati. Un solo dato a sostegno della tesi di eccesso di zelo da parte dell'Agcom - scrive Paoli -: la stessa sera il Tg3  delle 19,  dal minuto 9 al minuto 12.39 (pari a 3 minuti e 39 secondi) ha mandato in onda una lunga intervista, peraltro in diretta, ad Antonio Di Pietro. Stranamente, però, il Tg3 non è stato sanzionato, pur rientrando Di Pietro nella tipologia di «soggetto politico da non intervistare in presa diretta», come da delibera Agcom. Le multe, pesanti per Tg1 e Tg4 (258mila perché recidivi) e più leggere per Tg2, Canale5 e Studio Aperto (100mila euro), hanno come prevedibile scatenato le reazioni dei diretti interessati. Mediaset, "allibita", farà ricorso immediato al Tar. Il direttore del Tg5 Clemente Mimun, spiega Paoli, ha detto che essere sanzionati per l'intervista al premier «è assolutamente paradossale». Lo stesso autore dell'intervista Alberto Pesciarelli ieri si è dissociato dal comunicato sindacale della redazione in cui si accoglieva positivamente la sanzione dell'Agcom, negando ogni forma di pressione. Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, si è detto «esterrefatto», sostenendo che «l'Agcom ha multato tutte le tv che hanno fatto un'intervista al premier che non parlava dal giorno delle elezioni» e che «il criterio giornalistico è stato messo da parte. In altre parole, secondo l'Autorità, il capo del governo non doveva essere intervistato». OPPOSIZIONE FAVORITA - La verità, prosegue Paoli, è che all'Agcom non aspettavano altro. Il blitz anti Minzolini può finalmente partire. Obiettivo dichiarato far pagare di tasca propria al direttore del Tg1 le sanzioni che l'Authority  ha inflitto alla Rai, nonostante le osservazioni presentate dalla direzione della testata, che ribaltato completamente i dati sui quali si sono basati i commissari del'Agcom. La guerra al direttore vede impegnati i consiglieri di amministrazione Rai indicati dalla sinistra andavano accarezzando da tempo, con il pieno sostegno dell'Usigrai. Ora che al posto di Mauro Masi - andato a guidare la Consap - c'è Lorenza Lei e il filo del dialogo fra il direttore generale e il presidente del consiglio di amministrazione, Paolo Garimberti, si è saldamente riannodato, ecco che il cda di domani si occuperà della questione. Il paradosso della multa Agcom è che, scrive Paoli citando una nota della direzione del Tg1, "L'intervista di 3 minuti e 33 secondi del presidente del Consiglio è stata seguita nei giorni successivi da un'intervista a Nichi Vendola (riferimento a livello nazionale del candidato al ballottaggio di Milano Pisapia) di due minuti e 17 secondi», si legge nella nota della direzione del Tg1, «e di Antonio Di Pietro (riferimento a livello nazionale del candidato al ballottaggio di Napoli De Magistris) di un minuto e 35 secondi. Per cui è stato seguito un criterio equo e rispettoso del pluralismo e della par condicio». Criterio che né l'Agcom né il cda della Rai, sembrano disposti a recepire. I dati, però, parlano chiaro. «Nei tre giorni precedenti l'intervista, in tutte le edizioni del Tg, secondo l'Osservatorio di Pavia (l'istituto a cui la Rai deve fare riferimento su indicazione della Commissione parlamentare di vigilanza ndr)», sostiene la direzione del Tg1, «il governo aveva avuto il 13,4%  e la maggioranza il 22,6% con un dato quindi governo più maggioranza del 36%. Nello stesso periodo l'intera opposizione ha avuto il 58,6%. Il giorno dell'intervista era necessario un riequilibrio generale dei dati che a quel momento erano palesemente a favore dell'opposizione».

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