Ruby, emissari in Marocco. C'è ok da Rabat per indagini
Roma può far luce sullo 'scoop' del Fatto. La denuncia fu presentata da Ghedini. Intano conflitto attribuzione arriva in Consulta
Nel giorno in cui è stato depositato presso la Corte Costituzionale il ricorso sul conflitto di attribuzione per il processo Ruby, dal Marocco arriva il via libera alle indagini: la procura di Roma può fare accertamenti sul presunto tentativo di corruzione di una funzionaria dell'anagrafe marocchina affinchè venisse retrodatata la nascita di Karima El Mahroug, l'ospite delle cene di Arcore di Silvio Berlusconi. LO 'SCOOP' - A piazzale Clodio è arrivato l'ok per procedere dal ministero della Giustizia di Rabat, poiché si tratta di un reato, sempre ammesso che ci sia stato, commesso all'estero. Il via libera di via Arenula costituisce un passaggio indispensabile per poter avviare gli accertamenti e verificare quanto scrisse il foglio simbolo degli anti-Cav, il Fatto Quotidiano, nello scorso febbraio. Il giornale di Padellaro e Travaglio rivelò che due italiani, forse di Milano, accompagnati da un interprete marocchino avvicinarono una funzionaria dell'anagrafe locale, offrendole una cospicua quantità di denaro, perché venisse cambiata la data dell certificato di nascita di Ruby. IL PARADOSSO - L'indagine per tentativo di corruzione è stata affidata al pubblico ministero Roberto Felici ed è sotto la supervisione del procuratore aggiunto, Alberto Caperna. Il paradosso? Questa indagine è stata avviata su richiesta niente meno che dell'avvocato del premier, Nicolò Ghedini, deciso a far luce su quanto 'rivelato' dal Fatto. L'autorizzazione arrivata dal ministero, secondo quanto è previsto dalla legge locale, consentirà al magistrato di svolgere una serie di indagini per accertare la veridicità di quanto denunciato. CONFLITTO ATTRIBUZIONE - E' arrivato alla Consulta il ricorso sul conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato, sollevato dalla Camera in relazione al processo Ruby che vede imputato il presidente del Consiglio Berlusconi. Nei prossimi giorni sarà fissata una camera di consiglio. In una prima fase i giudici costituzionali sono chiamati a conoscere il ricorso del ricorrente, in camera di consiglio e senza contraddittorio. Se il ricorso viene giudicato ammissibile, la Corte dispone la notificazione alle parti che ha individuato e dà un termine al ricorrente perchè ridepositi il ricorso notificato. Per le notifiche in genere il termine è di 60 giorni, 30 o 15 in alcuni casi più urgenti. La Corte dà quindi un ulteriore termine anche alla parte resistente per decidere di costituirsi in giudizio. Se la Consulta dovesse riconoscere il ricorso fondato nel merito, il giudizio penale verrebbe travolto e il procedimento ripartirebbe secondo la legge costituzionale, che prevede l'autorizzazione a procedere, in caso di reato ministeriale.