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Gheddafi ha ore contate. Fatwa sull'Occidente

Cassese: "Lunedì a l'Aja mandato d'arresto per raìs". Tripoli: "1.000 persone per ogni imam morto a Brega"

Giulio Bucchi
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Un appello ai "musulmani nel mondo intero" affinchè, per ogni vittima del raid a Brega, siano uccise un migliaio di persone appartenenti a Francia, Italia, Danimarca, Gran Bretagna, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Mentre a Brega si organizzano i funerali per gli undici imam uccisi venerdì in un bombardamento aereo della Nato, da Tripoli l'imam Noureddin al-Mijrah lancia una fatwa, un editto di condanna, nei confronti di alcuni dei Paesi che partecipano alla campagna militare in Libia: "Mille persone per ogni imam morto". LA STRETTA SUL RAIS - Gheddafi è a un bivio: o si arrende e accetta di essere processato all'Aja per crimini di guerra, oppure lascia la Libia e ripara in uno Stato africano. Ad affermarlo, in un'intervista al Messaggero, è Antonio Cassese, giurista internazionale e presidente del Tribunale speciale per il Libano, secondo cui "è molto probabile" che uno dei tre mandati d'arresto che saranno presentati lunedì alla Corte penale internazionale riguardi il leader libico. "Di fatto è il comandante supremo, i crimini che le sue truppe hanno commesso e continuano a commettere - afferma Cassese - sono stati perpetrati su suo ordine e quindi deve risponderne". La pena detentiva rischia di "arrivare all'ergastolo". Le possibilità per il raìs, secondo il giurista, sono due: "Se non viene arrestato subito, può rifugiarsi in uno Stato africano che non fa parte della Corte penale internazionale. Là sarà protetto dallo Stato, nel senso che non verrà estradato all'Aja". MISTERO MUAMMAR - Intanto non si sciolgono gli interrogativi sulla sorte di Gheddafi. Venerdì sera la tv di Stato libica ha trasmesso un audiomessaggio in cui il Colonnello sfidava apertamente la Nato: "Dove sono non mi troverete mai". Parole criptiche che in qualche modo rafforzano il giallo: Gheddafi non si vede in pubblico dallo scorso 1 maggio. Da allora, la Nato non ha allentato la presa, anzi. E' di oggi la notizia della morte di undici imam nel raid aereo di venerdì su Brega. Lo ha riferito il portavoce del governo libico, Moussa Ibrahim, citato dal sito web dell'emittente al-Jazeera. Il governo di Tripoli ha definito l'attacco "un crimine barbaro", sostenendo che i religiosi sono stati uccisi mentre stavano dormendo. "BASTA GUERRA" - Le ripercussioni maggiori del conflitto, a livello internazionale, le patisce l'Italia. La prima e più grave conseguenza, naturalmente, è l'aumento dell'emigrazione. Tra venerdì e sabato, per esempio, a Lampedusa sono sbarcati 417 clandestini subsahariani. In un'intervista a La Padania, il ministro degli Interni Roberto Maroni commenta: "Noi sappiamo che quelli che arrivano dalla Libia li manda Gheddafi e dobbiamo accoglierli. Però è doveroso da parte nostra verificare chi c'è su quelle navi". Quindi ribadisce la posizione della Lega: "L'unica soluzione è che cessino i bombardamenti e che la guerra finisca. Senza la guerra non esistono nemmeno i profughi che diventano clandestini e che come tali puoi rimpatriare".

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