Raìs "nel deserto". Scalo di Misurata preso dai ribelli
Per gli insorti Gheddafi "fuggito da Tripoli: è a 400 km dalla Capitale". Onu: "Cessate il fuoco immediato"
Dopo tanti giorni di silenzio spunta un'indicazione su dove possa trovarsi Muammar Gheddafi: il leader libico avrebbe da diversi giorni abbandonato Tripoli per rifugiarsi in una zona desertica del Paese. Secondo quanto è stato riferito dal sito del movimento 17 febbraio, legato ai ribelli anti-Colonnello, Gheddafi si sarebbe nascosto nel deserto di Ash Shurayf, a circa 400 chilometri a sud della capitale. I rivoltosi non escludono nemmeno che da quel luogo il raìs possa poi decidere, nel caso fosse messo alle strette, di fuggire verso il vicino Ciad. Nel frattempo i ribelli proseguono la loro campagna militare prendendo il controllo dell'aeroporto di Misurata. ONU: "CESSATE IL FUOCO" - In Libia, intanto, gli attacchi continuano a crescere d'intensità. Nella mattinata di martedì ci sono stati nuovi bombardamenti aerei della Nato su Tripoli: lo hanno riferito testimoni oculari, secondo i quali, in particolare, è stata colpita la parte orientale della capitale della Libia. I testimoni hanno raccontato che dalla zona sono risuonate esplosioni per circa un'ora, mentre in cielo erano visibili i caccia. In questo contesto, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in un colloquio con il premier libico, al-Baghdadi Ali al-Mahmoudi, ha chiesto un "cessate il fuoco immediato e verificabile". Ban Ki-moon ha poi intimato al regime di Gheddafi di porre fine agli attacchi contro la popolazione civile. Lo ha reso noto lo stesso segretario generale nel corso di una conferenza stampa presso la sede Onu di Ginevra. FRATTINI: "NON SO DOVE SIA" - In precedenza, intervenendo a Radio anch'io, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva affermato di non avere "alcuna idea" di dove possa trovarsi Muammar Gheddafi: in pubblico non appare ormai da dieci giorni. Frattini ha poi assicurato che le operazioni Nato non sono finalizzate alla sua eliminazione: "Gheddafi non è mai stato l'obiettivo della missione internazionale, che mira a proteggere i civili" per evitare quello che il ministro definisce "un bagno di sangue". Per il titolare della Farnesina, ora, il vero problema è capire "se le pressioni internazionali abbiano indotto il regime a lasciare la presa". A suo avviso "le moltissime defezioni (compresa, forse, quella del portavoce del governo, ndr) dimostrano che probabilmente siamo davvero arrivati ad un punto di svolta. Io me lo auguro vivamente", ha concluso Frattini.