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Fini vede un fantasma: "Il Cav ha una mania nei miei confronti"

Gianfranco in crisi morde: "Berlusconi ossessionato. Non merita risposte politiche, ma soltanto un po' di compassione"

Andrea Tempestini
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Sarà per il fatto di essere rimasto fuori dal 'rimpastino' di governo. Una scelta sua, d'altra parte, che la maggioranza la ha abbandonata tempo fa, sbattendo la porta, per creare il suo partito. Sarà che Silvio Berlusconi ha sottolineato come, senza di lui, il programma di governo può marciare: "Si possono fare le riforme che prima venivano osteggiate", ha spiegato il Cavaliere in conferenza stampa. Sarà forse per tutti questi motivi messi insieme. La certezza è che Gianfranco Fini, adesso, vede i fantasmi: "Quella di Berlusconi nei miei confronti è ormai un'ossessione che non merita più risposte politiche", cerca di tagliare corto il presidente della Camera. Che poi aggiunge: "Berlusconi merita soltanto compassione". CITTADINANZA AGLI IMMIGRATI - Nel suo intervento al convegno a Montecitorio, Gianfranco è tornato poi a parlare di uno dei temi a lui più cari: la cittadinanza agli immigrati. "Nessuno può togliere a questi 572mila nati in Italia il diritto di sentirsi, come effettivamente si sentono, cittadini italiani", ha ribadito il leader di Futuro e Libertà. "Perché - ha proseguito - questi bambini, frequentano, o si apprestano a frequentare, le nostre scuole. Perché questi ragazzi e questi bambini parlano lo stesso dialetto delle città italiane in cui abitano, tifano per le squadre di calcio locali, respirano lo stesso clima politico, culturale e sociale dei loro coetanei nati da famiglie italiane". "CRISI E DECADENZA" - "Ovviamente - ha continuato Fini al convegno Quando la Patria non è la terra dei padri - lo stesso discorso vale anche per quegli altri ragazzi che compiono il loro percorso di formazione nelle nostre città e nelle nostre scuole pur essendo arrivati nel nostro Paese da piccoli". Fini ha poi concluso: "E' essenziale che l'insieme delle forze politiche e sociali recuperino una visione fiduciosa e dinamica dell'avvenire del Paese. Perché la paura e la chiusura verso l'orizzonte globale e internazionale vanno sempre registrati come preoccupanti segni di crisi e di decadenza".

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