Cicchitto: "Noi divisi? Macchè. Semmai la sinistra"
Belpietro intervista il capogruppo Pdl alla Camera: "Il problema temporale dell'intervento è un dato politico"
La frattura all'interno della maggioranza tra Pdl e Lega, consumata per la mozione sull'intervento militare in Libia, pare essersi ricomposta. Cosa è successo? Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, ne discute con il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Il colloquio è stato trasmesso ne La Telefonata di Mattino 5. Allora ci vuole spiegare, davvero si è rasserenato il clima tra Lega e Pdl: non c'è rischio di qualche scossone per il governo? All'interno della maggioranza c'erano due preoccupazioni. La prima, di stare con Nato e Onu in ambito internazionale, e partecipare a un intervento che pone una serie di interrogativi. La seconda, di non essere coinvolti in una guerra che possa colpire il popolo libico e che possa avere come riflesso il fatto che arriva una grande quantità di immigrati nel nostro Paese. Allora abbiamo trovato un terreno di incontro che per un verso ribadisce la scelta fatta dal governo di intervenire in Libia, ma allo stesso tempo punta ad avere dei limiti temporali da trattare con Onu e Nato, e di mettere in moto dei meccanismi che determinino una razionalizzazione della nostra esperienza internazionale: siamo in Libia, ma anche in Afghanistan, nel Kossovo e nel Libano. Abbiamo un'esposizione notevole con prezzi notevoli. Lei ha toccato un argomento, quello dell'orizzonte temporale della missione. Ma la Nato sostiene che sia difficile dare un limite temporale alla missione. E dunque? Mi rendo conto del problema posto dalla Nato. Ma il problema temporale è un dato poltico . Ci misureremo alla pari visto che interveniamo con le autorità della Nato per far sì che questa situazione venga risolta nel più breve tempo possibile. Io non credo sia ipotizzabile una situazione in cui noi andiamo avanti per mesi mesi e mesi a bombardare la Libia. A quel punto rischia di diventare invece di una operazione di interposizione per bloccare Gheddafi e salvare i civili, rischia di tramutarsi in qualcosa di ben più grave. Quindi occorre una ragionevolezza parallela, evidentemente facendo i conti con la situazione che c'è in campo. ma questo problema del tempo riguarda ancheil fatto che crediamo che nessun paese voglia star lì a bombardare per mesi. Qualcuno definisce la mozione un compromesso ambiguo. Non è che nasconde le crepe tra Pdl e Lega e tra un po' ci ritroviamo a discutere di nuovo di questi problemi e forse anche di altri? La mia sensazione è che il rapporto tra noi e la Lega, anche in seguito a questo momento, sia migliorato e consolidato. Aggiungo un fatto, anche se è evidente che si discute specialmente di chi sta al governo. Il Pd, che ha provocato questa discussione alla Camera, è andato incontro ad una divisione interna per cui, addirittura, ha dovuto rivedere e rifare la sua mozione. La sinistra, se stava al governo, si sarebbe presentata con più posizioni: quella del Pd, quella dell'Idv che sostiene l'immediata sospensione dei bombardamenti, e poi quella di chi non sta in Parlamento, Vendola e il suo partito, che ha una linea ancor più radicale. Quindi, se ci sono delle differenze che sono state sanate all'interno della maggioranza, queste differenze sono emerse in modo molto radicale anche in una forza di opposizione che dovrebbe essere molto più omogenea e compatta. Oggi Hillary Clinton, il segretario di Stato Usa, viene in Italia. Vuole forse chiedervi di far fare a Gheddafi la stessa fine di Bin Laden? Guardi, discuteremo con la Clinton. D'altra parte gli americani hanno avuto da noi più volte prove di intesa, di appoggio. Lo abbiamo fatto in Afghanistan, lo stiamo facendo in Libia. Credo che a loro volta gli Stati Uniti devono fare i conti con i problemi dell'Italia e del governo italiano: siamo un Paese non a sovranità limitata, ma un Paese che fa i conti con i suoi problemi, anche finanziari. Ripeto, ora noi siamo in più paesi a sostegno di un'azione internazionale per la pace.