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Fini: "Amministrative? Non contano". Via il nome dal simbolo

L'ultima piroetta di Gianfranco: "Per Fli il banco di prova sono le politiche". Tutto pur di rimandare la sconfitta

Andrea Tempestini
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Gianfranco Fini ha paura, e si cimenta con straordinario tempismo in un acrobatico passo indietro. Secondo il leader di Futuro e Libertà le prossime elezioni amministrative, per lui e per il suo partito, non saranno un banco di prova significativo. Sono le elezioni politiche il tavolo sul quale Fini intende giocarsi la sua credibilità politica: meglio spostare in là nel tempo il momento del giudizio, insomma. "Solo allora - spiega Gianfranco - con Futuro e Libertà e il mio nome nel simbolo, ci potremo misurare davvero alle urne e si saprà dove ci porta questa sfida che è ancora in corso”. La discesa in campo, continua, non potrà essereci ora, alle amministrative che "sono il banco di prova più difficile e conunque un terreno poco adatto”. Meglio tirarsi indietro: questo il - chiarissimo - messaggio. CERTIFICAZIONE DELLA SCONFITTA - Certo, ha proseguito il presidente della Camera, “è importante che il Terzo Polo ci sia in questa tornata, perché rappresenta la realtà di una alternativa che si sta delineando. Ma l'impresa non può misurarsi in questa occasione”: la certificazione della sconfitta arriva ancor prima della tornata elettorale. Anche perché, spiega ancora, come presidente dell'assemblea di Montecitorio "non posso caricarmi di un ruolo politico". Come se fino a oggi, insomma, non lo avesse fatto.  Alle politiche Fini scenderà in campo con il simbolo presentato a Bastia Umbra e che porta il suo nome. Poi l'attacco al Pdl, che dopo la sua uscita sarebbe "il partito di uno, nessuno e centomila", ovvero "un soggetto in cerca di identità". Se lo dice lui... REPLICA CAPEZZONE - A inquadrare le ultime dichiarazioni di Fini ci ha pensato il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone. "Curioso approccio, quello di Fini - ha sottolineato -. Quando gli fa comodo, o quando crede che gli possa fare comodo, fa uno o più passi avanti. Quando invece non gli fa comodo, o quando crede che gli possa non fare comodo, fa una rapida corsa all'indietro. Già nella primavera del 2010 - aggiunge Capezzone - sperimentammo questa intermittenza: nei giorni pari interveniva politicamente e senza freni per distinguersi dalla maggioranza e innescare fibrillazioni, ma poi nei giorni dispari (quando si trattava di sostenere candidati Pdl) spiegava che non poteva partecipare a comizi e manifestazioni alle regionali (perchè, appunto, si ricordava improvvisamente di essere "super partes"). Le cose si ripetono adesso, mutatis mutandis".

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