1° maggio, alla Cgil bastano 30 milioni per i negozi aperti?
Giro d'affari stimato dall'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza. Ma la Camusso dice no
Primo maggio, Festa dei lavoratori e al tempo stesso una domenica che potrebbe valere, tra shopping e indotto diffuso, quasi 30 milioni di euro. Questo il giro d'affari stimato dall'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, se nel giorno festivo restassero aperti i negozi nei soli centri storici di Milano e Monza, Firenze e Torino. Cifre che, da sole, sarebbero sufficienti per far tacere la Cgil e la segretaria Susanna Camusso, che si è scagliata contro la proposta di tenere gli esercizi aperti il primo maggio. MILANO, ROMA E FIRENZE - Martedì 26 aprile, l'assessore alle Attività Produttive del Comune di Milano, Giovanni Terzi, ha firmato la richiesta di deroga dall'obbligo di chiusura degli esercizi, accogliendo le richieste di Confocmmercio e Unione Artigiani. A Roma, il Sindaco Gianni Alemanno ha previsto la possibilità di apertura per i negozi del centro storico e delle zone adiacenti. Matteo Renzi, primo cittadino di Firenze, ha autorizzato l'apertura degli esercizi nel centro storico del capoluogo toscano. LE CIFRE - Anche se gli incassi della domenica restano in media inferiori a quelli del sabato, considerato lo "shopping day" per antonomasia, l'apertura dei negozi per il Primo maggio potrebbe valere per Milano e Monza più di 20 milioni di Euro per lo shopping e quasi 4 milioni di Euro per l'indotto generato da bar e ristoranti. Secondo quanto emerge da una stima dell'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese, Ulisse, Istat, la città di Torino, con i negozi del centro storico aperti la prossima festività, potrebbe beneficiare di circa 2,5 milioni di Euro (distribuiti in oltre 2 milioni di euro per gli acquisti e quasi 400mila Euro di indotto diffuso) e Firenze di 2,2 milioni di Euro (rispettivamente 1,8 milioni di Euro e 340mila Euro).