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Contestazioni in piazza: è la solita Liberazione

Celebrazioni all'Altare della Patria, Napolitano: "Evitare cieco scontro delle parti". Poi i fischi a La Russa. Gasparri: "Pochi stolti"

Giulio Bucchi
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C'è un 25 aprile 'alto' e uno 'basso', secondo copione. Il primo è quello degli appelli all'unità nazionale, riassunto dal discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all'Altare della Patria, a piazza Venezia, per il 66° anniversario della Liberazione. Un invito, ormai classico, alla "libertà e indipendenza", ad evitare il "cieco scontro delle parti" e a varare piuttosto riforme condivise e nel rispetto della Costituzione. Perché, ricorda il capo del Quirinale, "la difficoltà delle sfide di oggi e del futuro richiedono nuovo senso di responsabilità nazionale, una rinnovata capacità di coesione nel libero confronto delle posizioni alla ricerca di ogni terreno di convergenza". C'è poi un 25 aprile che contraddice tutto quello per cui si dovrebbe festeggiare, all'insegna cioè dell'odio, della contestazione, della contrapposizione a prescindere. Ne sa qualcosa il ministro della Difesa Ignazio La Russa, ex Msi e An, che prima ancora di iniziare il suo discorso al Milite Ignoto si è preso i fischi dei manifestanti. E pazienza se lo stesso La Russa dica poi che serve "lasciare alle spalle le ferite del passato". C'è un'Italia che quelle ferite vuole esibirle quasi fossero l'unica coscienza storica di sé. UNITA' E LIBERAZIONE - Il momento centrale delle celebrazioni romane è il discorso del presidente Napolitano, che ha fatto un parallelo tra l'Unità del 1861 e la liberazione dal nazifascismo del 1945. "Le forze migliori della nostra storia diedero libertà, indipendenza e unità, valori che furono recuperati nella Resistenza con il recupero della nostra libertà negata dal fascismo, dell'indipendenza negata dal nazifascismo e dell'unità recuperata dopo la divisione in due del paese nel conflitto".  Ha parlato di "impegno collettivo di tutto il popolo italiano", invece, il ministro La Russa. "Durante il conflitto mondiale ed in particolare all'indomani dell'8 settembre il popolo italiano, i civili come i militari, sopportò lutti e sacrifici dolorosi, fino a giungere alla tragedia di una sanguinosa guerra civile. Gli italiani seppero tuttavia ritrovare l'unità e riunirsi sotto un'unica bandiera". SETTARISMO - Discorso equilibrato che non ha evitato, come detto, la contestazione di parte. "Un settarismo duro a morire", l'ha definita Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla camera. "Non si può neanche dimenticare - prosegue Cicchitto - che la Resistenza, nella sua fondamentale positività, fu a sua volta il crogiolo di molti elementi contraddittori perchè essa fu percorsa anche dalla dialettica fra chi puntava sulla costruzione di un nuovo Stato democratico e chi invece perseguiva una ben diversa opzione di tipo rivoluzionario che fortunatamente fu superata dallo stesso quadro internazionale e poi dalla dialettica politica italiana". Maurizio Gasparri, compagno di avventura politica di La Russa fin dai tempi missini, chiede a Napolitano di "condannare i fischi" dei "pochissimi stolti che hanno espresso dissenso per le presenza dei Ministri del Governo Berlusconi il 25 aprile". Solita scenetta, in fondo, perché come ha detto lo stesso Gasparri "se non si partecipa ad alcune cerimonie scattano le critiche. Se si partecipa, qualcuno non è d'accordo". Giusto per restare in tema, una scena un po' da Nanni Moretti.

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