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Sgarbi ai musei di Venezia, no di Galan. Perde la cultura di destra

Riforme mancate e polemiche interne: il centrodestra è succube dell'intellighenzia di sinistra / BORGONOVO

Giulio Bucchi
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Ormai, a sentire la parola “cultura” pronunciata da un politico, bisogna mettere mano - se non alla pistola - per lo meno a un calmante, onde evitare crisi di nervi. E poco importa il colore dei governi: anche quello di centrodestra fa venire il sangue alla testa. L'ultimo siparietto risale a ieri. Il critico d'arte Vittorio Sgarbi si è infuriato perché il nuovo ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan ha bloccato la sua nomina al vertice del Polo museale di Venezia. Sgarbi prima ha riservato una stilla di veleno a Galan («non è un ministro, ma un uomo che non sa quello che fa»), poi ha annunciato che lascerà anche la guida del Padiglione Italia alla Biennale d'arte nella Laguna. Il ministro si è difeso in un'intervista al Fatto: è la legge a impedirmi di scegliere il critico, ha detto. «Si può ricorrere alla nomina di un esterno come Sgarbi solo se non esiste una domanda per quel posto presentata da un dirigente interno. Purtroppo per Sgarbi i dirigenti interni sono quattro». Secondo il furente Vittorio, Galan si è fatto ingannare dai burocrati del MiBac. Può essere: con tutto il can can che i sindacati hanno sollevato quando il suo nome ha cominciato a circolare, niente di più facile che le famigerate quattro domande interne siano state presentate con qualche secondo fine. Purtroppo, però, ragionando così si resta nel campo fumoso del complottismo. Un dato più concreto è che il centrodestra la sfida della cultura l'ha persa o perlomeno rischia di perderla alla grande. Delle riforme vagheggiate agli inizi, non ci sono tracce. Semmai, si riscontrano passi indietro. Sandro Bondi aveva iniziato bene: nominò Mario Resca supermanager dei musei e i risultati si sono visti, in termini di pubblico e incassi. Bondi aveva anche intrapreso una strada non semplice, quella dei tagli agli sprechi che da anni ci funestano. Poi è accaduto quel che si poteva prevedere:  il culturame tutto è sceso in piazza. Ha riempito il ministro di fischi e di insulti, ha gridato al fascismo. Dopo un po', Bondi è crollato, forse anche per motivi caratteriali. A un certo punto, si è reso invisibile, poi è scomparso del tutto, quindi ha preferito lasciare l'incarico. Ed ecco che è arrivato Galan. Magicamente, le proteste dell'intellighenzia sono rientrate. Come mai? Beh, il Fondo unico per lo spettacolo è stato reintegrato, a costo di intervenire sul prezzo della benzina. In sostanza, il governo ha fatto capire che avrebbe nuovamente sborsato. Le piazze si sono svuotate come per incanto e capita che sui giornali della parte avversa registi come Roberto Faenza si dicano  soddisfatti. Persino l'archeologo Andrea Carandini ha ritirato le dimissioni dal Consiglio superiore dei Beni culturali. Non vorremmo sembrare pessimisti, ma ci sembra che il centrodestra - non da ora - soffra di una sudditanza psicologica che lo spinge a calare le brache alla minima pernacchia proveniente da sinistra. Non vorremmo che, come già faceva Bondi, anche Galan si mettesse a cercare il plauso degli impegnati. Inquietava vedere il Fatto complimentarsi con lui per aver “scelto la legge” sulla vicenda Sgarbi. Probabilmente, ha scelto solo la burocrazia. La stessa burocrazia che il centrodestra avrebbe dovuto abbattere. La stessa burocrazia che - come spieghiamo nell'articolo qui accanto - impedisce ai fondi per la cultura di essere spesi come si deve. Vorremmo sapere che fine ha fatto la svolta in senso manageriale dei musei.  E di Resca, che ne sarà? Durante la visita ministeriale a Pompei non l'abbiamo visto: perderlo sarebbe un peccato. Invece di occuparsi dei libri di testo scolastici  «comunisti» (battaglia sacrosanta, ma da anni portata avanti senza esiti), perché non si procede a chiudere i rubinetti al cinema e ai teatri spreconi? Perché, invece di mettere mano al portafogli aumentando il foraggiamento, non si impiegano meglio i denari già disponibili? Bondi ha cominciato e non ha saputo finire. Dispiacerebbe se Galan seguisse l'esempio. Non gradisce Sgarbi? Bene, ma se la prenda col centrodestra che in questi anni non ha saputo costruire alternative: oggi come oggi, è il meglio che abbiamo. Se ogni volta che bisogna nominare qualcuno si cede il passo ai burocrati e ai militanti, stiamo freschi. Cari amici di centrodestra, forse è venuto il momento di occuparsi seriamente della cultura: altre occasioni, in futuro, non ci saranno. di Francesco Borgonovo

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