Governo, niente centrali. E' un autogol nucleare
Un emendamento al dl Omnibus sospende la costruzione dei nuovi impianti. Di Pietro: "E' una truffa, hanno paura del referendum"
Più che una marcia indietro, un autogol nucleare. Il governo stoppa il programma che avrebbe previsto la costruzione di nuovi impianti inserendo un emendamento al decreto legge Omnibus, attualmente all'esame del Senato, che va ben al di là della moratoria già annunciata. Modificando l'articolo 5 del decreto, infatti, il governo blocca a chiare lettere la "definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare". Nei prossimi giorni il governo provvederà a stilare un nuovo piano energico, per supplire alle necessità italiane il mancanza di nucleare. La proposta di modifica formulata dall'esecutivo renderebbe così di fatto superato il referendum sul nucleare, viene spiegato in ambienti parlamentari, che l'Idv ha proposto e che è stato fissato a giugno insieme a quelli sul legittimo impedimento e la privatizzazione dell'acqua. RUTELLI: "IL NUCLEARE ERA UN'ILLUSIONE" - "Il governo fa marcia indietro sul nucleare - festeggia il leader di Alleanza per l'Italia Francesco Rutelli -. Si mette fine così ad una illusione priva di presupposti economici e di garanzie di sicurezza, tanto più alla luce del disastro di Fukushima". A prevalere sul governo, più che la paura del disastro in stile Fukushima, è stato forse il timore di andare incontro, a giugno, a un nuovo test politico assai scivoloso. In materia di nucleare (e di sicurezza), infatti, l'opinione pubblica è assai poco prevedibile e in balia degli umori del momento. MOSSA ANTI-REFERENDUM - Ma il governo non ha chiuso la porta ad eventuali ripensamenti. Nel testo dell'emendamento, infatti, si profila che lo stop è stato deciso "al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare". Un modo in più, dunque, per aggirare l'ostacolo referendario ed (eventualmente) tornare sui propri passi. Il Pd, per bocca di Raffaella Marini (capogruppo nella commissione Ambiente della Camera), denuncia proprio il rischio di "delegittimare l'appuntamento referendario nel suo complesso, puntando a una bassa partecipazione". Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, canta vittoria: "Il disastro a Fukushima ha denudato la propaganda nucleare, ma chi è sempre stato contrario al ritorno al nucleare sa bene che si tratta di una scelta vecchia, sbagliata, impopolare e antieconomica per l'Italia". DI PIETRO: "LA PAURA FA NOVANTA" - "Questa mossa del govreno è una truffa", così il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, che ha convocato una conferenza stampa lampo a Montecitorio per denunciare la strategia del governo. "Con la decisione di oggi si tenta in realtà di disinnescare la mina dei referendum, perchè - spiega Di Pietro - la paura fa novanta e si teme che il referendum sul nucleare trascini con sè anche quello, ben più temuto dal premier, sul legittimo impedimento".