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Rogo Thyssen, 16 anni all'ad Espenhahn

Il Tribunale di Torino sulla morte dei sette operai nel 2007: "Fu omicidio volontario". E' la prima volta in Italia. L'accusa: "Sentenza storica"

Giulio Bucchi
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"Una sentenza storica, una svolta epocale". Così venerdì sera il pm Raffaele Guariniello ha accolto il verdetto del Tribunale di Torino sul rogo dello stabilimento torinese della Thyssen in cui il 6 dicembre 2007 persero la vita sette oeprai. Condanna a 16 anni e mezzo di carcere per omicidio volontario all'ad della società tedesca, Harald Espenhahn, la prima nella storia italiana dei processi per morti sul lavoro. Insieme all'amministratore delegato, dure pene anche per gli altri cinque imputati, tutti accusati di omicidio colposo e a cui i giudici hanno assegnato pene tra i 10 e i 13 anni di reclusione. Sono serviti due anni e quasi 100 udienze, ma alla fine Guariniello e i colleghi Laura Longo e Francesco Traverso hanno visto accolte in toto le proprie richieste. "Una condanna non è mai una vittoria o una festa. Però può significare molto per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Credo che da oggi in poi - ha concluso Guariniello - i lavoratori possano contare molto di più sulla sicurezza e che le imprese possano essere invogliate a fare molto di più per la sicurezza". I PARENTI: "ABBIAMO VINTO" -  Esulta anche il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, presente alla lettura della sentenza accanto all'accusa: "Non posso che dire grazie ai pm", è stato il suo unico commento. La difesa, per bocca di Cesare Zaccone, è delusa: "Siamo totalmente insoddisfatti, andremo in appello ma non credo otterremo molto di più". Ai cronisti che gli chiedevano se riteneva che qualcosa avesse influenzato i giudici, allargando le braccia a indicare l'aula gremita di telecamere e fotografi ha risposto "tutto questo". Le madri e le mogli dei sette operai morti si accalcano al primo banco dell'aula per ringraziare i pubblici ministeri, una di loro tocca la spalla del pm Laura Longo e le consegna una lettera. "A dispetto di tanta gente che non ci credeva - dice commossa Rosina Platì, madre di Giuseppe Demasi - io volevo credere che la legge a volte è uguale per tutti e oggi è accaduto. E' una cosa importante ormai non più per i nostri figli ma chi oggi lavora". "I nostri figli non torneranno indietro - aggiunge Isa Pisano, madre di Roberto Scola - ma un po' di giustizia è stata fatta". "Avevamo l'esigenza di questo risarcimento morale", afferma Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto alla strage della Thyssen. LA SODDISFAZIONE DELLA POLITICA - Nella tarda serata di venerdì arrivano i commenti delle istituzioni. "La giustizia ha scritto una pagina di storia", dice il presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta, che avverte: "Resterà un monito per tutti nel nostro Paese. Sul tema della sicurezza sul luogo di lavoro nessuno può abbassare la guardia". "I piemontesi sentono ancora il dolore di quella tragedia e in questo giorno sono vicini alle famiglie delle vittime. E' importante che sia arrivata una sentenza in un tempo ragionevole pur in un processo così complesso", è il commento di Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte.

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