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Ruby, processo breve? No, sputtanamento immediato

Prima del voto alla Camera è ancora gogna mediatica. Dei reati non c'è nessuna traccia / DE' MANZONI

Giulio Bucchi
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Niente da fare: anche dopo tanti anni e tante sfolgoranti trovate il «rito ambrosiano» è ancora in grado di sorprendere. Il Pdl si inventa la prescrizione breve? E, per pura coincidenza,  il giorno stesso in cui la Camera approva la discussa norma salva Berlusconi, ecco la risposta: lo sputtanamento breve. Brevissimo. Quasi precoce. Le “rivelazioni” di due testimoni del bunga bunga raccolte a Palazzo di giustizia di Milano lunedì mattina, proprio mentre il premier è lì, impegnato nel processo Mediaset, finiscono dritte dritte sui due più diffusi giornali nazionali, Corriere della Sera e Repubblica, il mercoledì. Un capolavoro. E che cosa dicono le due giovani donne ai magistrati ansiosi di condannare il Cavaliere per le sue serate hard? Forniscono «la descrizione più diretta ed esplicita dei bunga bunga del premier mai fatta nell'inchiesta Ruby», assicura il quotidiano di via Solferino. Mica vero: il racconto è quello già letto e riletto in questi mesi, con la sola eccezione di una statuetta di Priapo, mai comparsa prima nelle scene a luci rosse di Arcore. Altra sorpresa: l'avvocato che le assiste è un senatore dell'Italia dei Valori, partito che ha come ragione sociale la distruzione di Silvio Berlusconi. Ma loro dicono di ignorare sia l'esistenza dell'Idv, sia il significato della parola “senatore”. È solo un'altra fortunata combinazione in una storia che merita di essere raccontata dal principio.  È il 22 agosto 2010, Ambra Battilana e Chiara Danese, due diciottenni sveglie e carine, che hanno già vinto dei concorsi di bellezza e non nascondono i loro sogni di gloria (meteorine, veline, starlette tv insomma), accettano l'invito di Emilio Fede a partecipare a una cena ad Arcore in compagnia del presidente del Consiglio e di altre persone. Più tardi, mentre tornano a casa, una di loro manda a Fede un sms: «Grazie per la fantastica serata!». In gennaio, quando scoppia lo scandalo, le due ragazze finiscono su tutti i giornali del mondo. Ambra Battilana rilascia un'intervista. Il giornalista rimarca come non tradisca emozioni: né paura né vergogna. Dice Ambra: «C'è stato un invito a cena, sono andata e poi sono tornata a casa. Ho la coscienza a posto e ne posso parlare tranquillamente. Bunga bunga? Macché, col premier solo spaghetti e karaoke».  Tre mesi più tardi, si presenta in Procura con l'avvocato-parlamentare e narra tutta un'altra storia, nella quale lei e la compagna di concorsi di bellezza e selezioni di Miss sono due Cappuccetto Rosso finite nelle grinfie del Lupo e delle sue Lupacchiotte, vengono palpeggiate dal Lupo medesimo (senza peraltro, per loro stessa ammissione, invitarlo a desistere) e assistono «letteralmente terrorizzate» ai balletti trasudanti sesso delle altre invitate. Le menti delle due giovani innocenti ne devono essere rimaste sconvolte, visto che il loro legale sostiene che hanno subito «violenza psicologica e morale». Tuttavia le turbe si manifestano soltanto a distanza di otto mesi. Prima, come detto, garrule interviste corredate da foto più o meno osé. Che cosa ha determinato il cambiamento? Pare che le due piccole educande siano rimaste particolarmente disgustate, seppur con un certo ritardo, dal fatto che il premier definisca quelle di Arcore «cene eleganti» e che in tutti questi mesi non abbia mai speso una parola pubblica per loro e lo abbia fatto per altre ragazze. Niente da dire: c'è da perderci il sonno.  Quel che invece continua a sfuggire è quale sia il risvolto penale della faccenda, posto che entrambe le fanciulle erano maggiorenni, si sono recate alla cena di loro volontà e se ne sono andate quando hanno voluto, ringraziando pure. Ma la Procura di Milano, quella che ha messo insieme 400 pagine di intercettazioni per chiedere una perquisizione, soccorre prontamente con un solenne comunicato: «Le due testimonianze sono importanti per chiarire il contesto». Ah già, che sbadati: dimenticavamo il contesto... di Massimo de' Manzoni

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