Libia, Francia: "Raid finché Gheddafi non lascia"
Tavolo 'Gruppo di controllo Libia' in Qatar: presto un fondo finanziario temporaneo. Frattini 'Usare beni congelati del raìs'
Fino alla resa del raìs, l'impegno dei volenterosi in Libia andrà avanti. L'aiuto al governo di Bengasi si traduce anche nell'istituzione di un "meccanismo di finanziamento temporaneo". E' quanto emerso dal tavolo del Gruppo di controllo sulla Libia, con l'incontro, in Qatar, della delegazione di Bengasi con le forze occidentali. I ribelli libici, infatti, hanno chiesto una più forte pressione internazionale sul regime di Gheddafi. Al tavolo, si sono seduti una ventina tra ministri degli Esteri dei Paesi della Nato - tra cui Franco Frattini, rappresentanti di Onu, Lega Araba, Unione Africana, Organizzazione per la Conferenza Islamica. Presenti anche emissari del Consiglio Nazionale Transitorio, il governo-ombra creato dai ribelli a Bengasi che hachiesto un miliardo e mezzo di dollari in aiuti umanitari, offrendo in cambio fornitture petrolifere. In agenda, il tema degli aiuti ai ribelli. IN QATAR - L'incontro si è concluso con l'ennesima richiesta a Gheddafi di lasciare il potere che ha "perso ogni legittimità". Dal tavolo di Doha è inoltre emersa l'ipotesi di attivare un "meccanismo di finanziamento temporaneo" in grado di fornire al Cnt e alla comunità internazionale lo strumento idoneo a "gestire le risorse per le necessità immediate e i bisogni strutturali del paese". Il Gruppo ha anche sottolineato la necessità di "monitorare i movimenti dei gruppi estremisti in Libia". Il prossimo appuntamento del Gruppo si terrà in Italia, durante la prima settimana di maggio. L'ITALIA - "Per accelerare la caduta del regime del colonnello Gheddafi è necessario incoraggiare ulteriori defezioni da parte dei membri della sua cerchia ristretta". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nel corso della conferenza stampa in Qatar. Per Frattini, "le defezioni dell'ex ministro degli Esteri, Moussa Kussa e di altri membri del governo sono il risultato delle crescenti pressioni sul regime". In riferimento a quanti sono rimasti fedeli al colonnello, infine, il capo della Farnesina ritiene che "più si sentiranno isolati, più si sentiranno abbandonati, e più ci saranno ulteriori defezioni: è una cosa che dobbiamo incoraggiare con molta forza". Quanto agli aiuti finanziari, Frattini ritiene che "dovrebbe essere studiato" un meccanismo che consenta al Cnt libico di usare i "beni congelati" del regime e anche i "proventi del petrolio" per "ragioni umanitarie" e per le "necessità quotidiane", come il pagamento degli stipendi. I soldi, ha detto Frattini "non sono del colonnello Gheddafi, ma del popolo libico". LA FRANCIA - Parigi sostiene una "soluzione politica" per la crisi libica, ma ritiene necessario insistere sui raid perchè Muammar Gheddafi si convinca a lasciare il potere. "L'obiettivo è chiaro - ha detto a Doha il ministro degli Esteri, Alain Juppe - Gheddafi deve andare via, dobbiamo mantenere una robusta pressione militare affinchè si renda conto che non v'è altra opzione". La riunione del Gruppo di contatto non ha ancora risolto il punto se l'addio al potere del Colonnello debba essere o meno una precondizione per il negoziato politico. IL VERTICE IN FRANCIA- L'opera diplomatica prosegue anche su un altro fronte: il premier britannico David Cameron è volato a Parigi per incontrare il presidente francese Nicolas Sarkozy. Sul tavolo, la gestione del conflitto libico, che vive una fase di stallo. L'obiettivo, per i volenterosi, è quello di intensificare il livello degli attacchi al raìs, che ancora resiste nel suo bunker di Tripoli. Martedì, il ministro della Difesa italiano, Ignazio La Russa, aveva riferito dell'insistenza degli alleati per "una maggiore partecipazione dell'Italia agli attacchi a terra". Oltre ai due leader, alla riunione all'Eliseo prendono parte anche i rispettivi ministri della Difesa, Liam Fox e Gerard Longuet.