Siria in piazza: dieci morti fuori dalle moschee
Agguato dei lealisti del presidente Assad contro gli anti-regime, vittime a Damasco. Anche i curdi protestano
Dieci persone e decine di arresti. In Siria si accende ancora di più la protesta anti-regime e la conseguente repressione da parte del governo di Damasco. Ad aggiungere benzina all'incendio, anche la movimentazione dei curdi nelle regioni del Nord Est, che per la prima volta sono scesi in piazza gridando slogan per la libertà. Nel resto del paese, gli ormai consueti scontri tra protestanti e forze di sicurezza, spesso in borghese. Nella capitale Damasco, il centro è stato 'blindato' da squadre di giovani, armati di manganelli, e manipoli di lealisti del presidente Bashar al Assad, al potere da 11 anni, a presiedere la piazza antistante alla Grande Moschea degli Omayyadi. Una volta terminata la preghiera attorno alle 13, centinaia di fedeli all'interno della Grande Moschea hanno cominciato a scandire slogan in ricordo "dei martiri uccisi dal regime criminale". Immediata la chiusura della Moschea da parte degli agenti, che hanno così bloccato gli oppositori al regime che sono stati fatti uscire a piccoli gruppi. Stesse tecniche in varie moschee della periferia, con i giovani protestanti arrestati e picchiati. A Duma, quartiere alla periferia nord-orientale, sono rimasti uccise diverse persone (almeno quattro, secondo alcune fonti dieci) sotto i proiettili degli agenti anti-sommossa. Agitazioni anche a Daraa (centro nevralgico delle proteste nelle scorse settimane) e ancora Latakia, Qamishli, Amuda, Tall Amar, Ras al Ayn, tutte località della provincia a maggioranza curda al confine con Iraq e Turchia.