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La Lega sta col Colle e rilancia: Fini foeura di ball

Napolitano alla Camera: "Così non si va avanti". Calderoli polemico, Menia (Fli): "Carroccio braccio armato del premier"

Andrea Tempestini
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Giovedì, come mercoledì, l'Aula di Montecitorio assomigliava cupamente ad un saloon, tra cori, insulti, applausi, gazzarre, lanci di tessere, palline di carta e di quotidiani, frasi scomposte, gaffe con una disabile ed entrate a piedi uniti. Il motivo del contendere, in un panorama politico sempre più nutrito dall'odio, il processo breve e l'inversione dell'ordine del giorno (ottenuta mercoledì) dal Pdl. Il presidente della Repubblica è stato così costretto all'intervento. Una reprimenda dura e generalizzata: "Così non si può andare avanti. Quanto accaduto alla Camera è uno spettacolo intollerabile e ognuno deve prendersi la sua responsabilità". Parole che anzichè placare gli animi hanno riacceso la polemica tra Lega e Futuro e Libertà. CALDEROLI E MENIA, BOTTA E RISPOSTA - "Bravo presidente Napolitano. L'intervento sui capigruppo della Camera è stato utile, necessario e indispensabile. Mi auguro che il presidente abbia colto l'occasione per dare qualche bella tirata d'orecchie per gli eccessi visti in Parlamento in questi giorni, ivi compresi quelli di alcuni rappresentanti di governo": ad affermarlo è il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, che approfitta dell'occasione per pizzicare anche Ignazio La Russa. Quindi il ministro leghista colpisce duro Gianfranco Fini: "E' evidente che il problema oggi è quello della presidenza della Camera: Fini ha il dovere di tutelare le minoranze, ma non può tutti i giorni prendere a calci la maggioranza per il suo livore verso Silvio Berlusconi e verso quell'alleanza che lo ha portato ad essere eletto deputato prima e presidente della Camera poi". La conclusione è automatica: "Per far tornare a funzionare il Parlamento, il presidente Fini si deve dimettere". Roberto Menia, coordinatore nazionale di Fli, non ci sta e difende il suo leader: la Lega sarebbe "il braccio armato del berlusconismo". "Si pensa così - prosegue Menia - di mascherare lo stato terminale di un governo sorretto da una maggioranza inadeguata perchè nervosa, fragilissima e spaccata". Insomma, se di tregua si tratta è pur sempre una tregua armata fino ai denti. LA LETTERA DI NAPOLITANO - "Così non si può anfare avanti. Quello che sta accadendo alla Camera da due giorni è uno spettacolo intollerabile, che mette a rischio la credibilità delle istituzioni e sconcerta i cittadini. E' il momento in cui ognuno, ogni forza politica, si deve assumere tutte le proprie responsabilità". E' questo, circa, il contenuto della lettera con cui Napolitano ha bacchettato la politica nostrana e ha invitato i capigruppo di tutti i partiti rappresentati dell'arco parlamentare a presentarsi al Quirinale. Giovedì, in occasione del processo verbale sul resoconto della seduta del giorno precedente, si era infatti consumata la seconda tappa dello scontro tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il suo ex colonnello, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, trascesa poi in uno scontro tra fazioni consumato all'interno di Montecitorio. Obbligata, così, la ricognizione del presidente della Repubblica, che vuole scavare dentro alle motizavzioni che hanno spinto il Parlamento sull'orlo della rissa permanente. CONVOCAZIONE - Il Capo dello Stato ha seguito "con preoccupazione" il radicalizzarsi dello scontro tra maggioranza e opposizione. Quanto è accaduto giovedì è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso (inoltre, sul "vaffa" di La Russa a Fini - il ministro si è già scusato - è stata chiamata ad esprimersi la Giunta per il regolamento per eventuali sanzioni). Così Napolitano ha ricevuto giovedì sera al Quirinale i capigruppo di Pdl, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, accompagnati dal vicario a Palazzo Madama, Gaetano Quagliariello. Quindi da Napolitano si sono recati i capigruppo Pd, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro. Poi è stato il momento della reprimenda per il leader dei centristi, Pier Ferdinando Casini, e per l'omologo al Senato, Gianpiero D'Alia. Oggi, venerdì, toccherà alle rappresentanze di Italia dei Valori, Futuro e Libertà e responsabili. COLLOQUI - Secondo i ben informati, i colloqui non si sono esclusivamente concentrati sui (brutti) fatti politici di questi giorni, la cui gravità è stata comunque energicamente stigmatizzata dal Capo dello Stato. La situazione politica sarebbe stata affrontata nel suo complesso. Il problema che più sta a cuore a Napolitano - c'è chi ha ventilato che, davanti a simile gazzarre, il presidente avesse pensato di sciogliere le Camere - è garantire la piena funzionalità del Parlamento, un confronto aperto e il rispetto di regole e regolamenti.Calde

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