Gheddafi perde Ajdabiya e Brega. Calma a Misurata
Nella città costiera diminuiscono i bombardamenti, ma restano i cecchini. Quattro navi italiane sotto controllo Nato
Spari in aria, di fucili usati per riconquistare la città di Ajdabiya, e suoni di clacson delle auto. Sono le manifestazioni di giubilo che si registrano nella città orientale della Libia, riconquistata dai ribelli. Una città in festa, che oggi per le piazze celebra la libertà dal regime di Muammar Gheddafi. Alcuni manifestanti gridano “Dio è grande”, per esprimere la gioia per la liberazione della città dall'armata verde. A contribuire alla riconquista di Ajdabiya è stato l'intervento della coalizione internazionale, che per la settima notte consecutiva ha condotto raid contro le truppe del colonnello nella zona. Nella porta orientale di Ajdabiya ci sono una ventina di carri armati del regime, veicoli armati e pezzi di artiglieria che sono stati distrutti e abbandonati. I ribelli hanno annunciato anche di aver riconquistato Brega. BATTAGLIA A MISURATA - Oltre all'Est del paese, anche Misurata resta un importante campo di battaglia. Ad ogni modo, le truppe fedeli a Gheddafi hanno diminuito oggi i bombardamenti sulla città, in mano ai ribelli, dopo che i raid condotti dalla coalizione internazionale hanno danneggiato alcune postazioni dell'armata verde. Lo rifersice un portavoce dei ribelli, Abdelbasset Abu Mzereiq. Secondo i rssidenti di Misurata, però, in città sono ancora in azione i cecchini del Colonnello, pronti a sparare sulla popolazione. Misurata è l'unica roccaforte dei ribelli nella parte occidentale della Libia, circondata e bombardata per settimane dall'esercito di Gheddafi. I caccia occidentali hanno intensificato i propri raid proprio contro queste postazioni attorno alla città, che si trova a circa 200 chilometri a est di Tripoli. TRATTATIVE - E mentre il regime perde il controllo di due città chiave, il leader libico Muhammar Gheddafi sarebbe impegnato in colloqui con amici occidentali per trovare una soluzione dignitosa al conflitto in Libia. Lo scrive il quotidiano Asharq Al-Awsat, citando fonti ufficiali secondo cui il Raìs starebbe facendo affidamento su queste persone non meglio identificate per convincere la comunità internazionale a fermare i raid e cercare una soluzione negoziata. Il giornale afferma che il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ha lasciato il paese per mettere a punto "un piano urgente" che impedisca un ulteriore deterioramento della situazione politica e militare. Una delegazione libica di alto livello guidata dal presidente del parlamento Muhammad Abul-Qasim Al-Zawi che aveva raggiunto la Tunisia si starebbe inoltre muovendo ora verso un destinazione segreta per ulteriori colloqui. NAVI ITALIANE ALLA NATO - Nel frattempo, la gestione del conflitto da parte della Nato inizia ad essere operativa. A partire dalla mezzanotte, sono state infatti trasferite sotto comando del Patto atlantico quattro navi italiane impegnate nella missione sulla crisi libica. Si tratta -come annuncia una nota ufficiale dello Stato Maggiore della Difesa- della portaerei Garibaldi, della fregata Libeccio, della nave rifornitrice Etna e del pattugliatore Bettica, per partecipare alle operazioni di embargo previste dalla risoluzione 1973 dell'Onu. "Tutte le unità navali alleate che partecipano alla suddetta attività -specifica ancora lo Smd- sono poste alle dipendenze dell'ammiraglio di squadra Rinaldo Veri nella sua funzione di comandante Nato del 'Maritime Component Command', di stanza a Napoli".