Siria, altri 20 morti. In Giordania sassi sui manifestanti
Agitazioni nel Medio Oriente dopo la strage di Daraa. Proteste anche nello Yemen
La polizia siriana ha aperto il fuoco e ci sarebbero almeno 20 morti morti tra i manifestanti che hanno tentato di raggiungere Daraa, nel sud del Paese, per dar unirsi alle proteste contro il regime. Lo riferiscono attivisti per i diritti umani. Le manifestazioni sono iniziate oggi, dopo la preghiera islamica de venerdì. Da mercoledì intorno alla città vicina alla frontiera giordana è stato creato un cordone di sicurezza dell'esercito con posti di blocco e meticolosi controlli su chiunque voglia entrare. Nei giorni scorsi, le proteste avrebbero provocato almeno 100 vittime. LE CONCESSIONI DEL GOVERNO - Cortei e proteste sono attesi fuori dalle moschee in varie città del paese. Per cercare di contenere le manifestazioni, il presidente Bashar al-Assad ha annunciato ieri sera una serie di riforme, che in gran parte coincidono con le richieste avanzate dagli attivisti. Per bocca del suo consigliere Bushaina Shaaban, il presidente ha annunciato l'aumento dei salari pubblici, misure a sostegno dell'occupazione, la creazione di una commissione che dialoghi con i manifestanti e valuti le loro richieste. Il governo valuterà inoltre la revoca dello stato d'emergenza. VENERDI' VIOLENTO - Le proteste nel Medio Oriente tornano dunque a provocare vittime. Ad ogni modo, quella in Sira è solo l'ennesima onda di protesta nel mondo arabo: oggi infatti anche nello Yemen si sono registrati nuovi scontr tra manifestanti opposti al regime di Ali Abdullah Saleh e le forze dell'ordine. Nuove tensioni pure in Giordania: sono cinquasette i manifestanti rimasti feriti ad Amman nel corso in un attacco sferrato dai sostenitori di re Abdallah. I lealisti, che sono scesi in migliaia per le strade della capitale per esprimere sostegno al sovrano, hanno preso a sassate i centinaia di studenti e membri dell'opposizione islamista accampati vicino piazza Gamal Abdel Nasser. Già ieri sera i dimostranti avevano lamentato di essere stati aggrediti da una cinquantina di supporter del governo mentre la polizia, pur avendo circondato la zona, non era intervenuta. I manifestanti chiedono riforme costituzionali e la fine della corruzione e hanno istituito un sit-in permanente.