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Giallo Yara: le mille ipotesi che non aiutano nessuna verità

Caso Gambirasio, ognuno spara la sua pista sulla 13enne. Anche per coprire troppi errori / DELL'ORTO

Federica Lazzarini
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L'hanno uccisa ancora. L'hanno ammazzata per la settima volta, la piccola Yara Gambirasio. Giornalisti (anche noi) e trasmissioni tv, criminologi, inquirenti, magistrati, teorie e indiscrezioni: da quel 26 febbraio, giorno in cui la ragazzina è stata trovata morta a Chignolo d'Isola (era sparita esattamente tre mesi prima a Brembate Sopra, a 700 metri da casa), si è ipotizzato di tutto. Troppo, a volte con dettagli macabri e inutili. A volte con teorie fantasiose ed esagerate. A volte con mezze smentite e tanti non so di comodo, utili soltanto ad allentare la pressione e mascherare gli errori delle indagini. E se all'inizio, appena ritrovato il cadavere, tanta era la voglia di far luce sul terribile omicidio che aveva commosso (e continua a commuovere) l'Italia che veniva d'istinto cercare - in tutti i modi - di capire le dinamiche del delitto, ora forse sarebbe il caso di rallentare. Stare zitti. Aspettare gli esiti ufficiali dell'autopsia, che è stata complicatissima (viste le condizioni del corpo) e richiede ancora un po' di attesa. Anche perché, sulla morte di Yara, ormai è stato ipotizzato di tutto e l'ultima teoria mancante era proprio  quella - appunto - che ha ucciso (simbolicamente) la giovane ginnasta per la settima volta. La nuova indiscrezione battuta dalle agenzie dice che ad ammazzare Yara sarebbe stato un taglio che avrebbe reciso la trachea, provocando così una crisi respiratoria, poi causa del decesso. Eppure solo pochi giorni fa si parlava di strangolamento. «Troppe invenzioni giornalistiche - ha accusato  il pm Letizia Ruggeri - non c'è, non esiste lo strangolamento. Non so da dove escano certi dettagli, anche il fatto che ci sarebbero segni sul collo della ragazza. Al momento non sappiamo quale è la causa esatta della morte. Posso dire che sul volto e sulla testa ci sono tre aree di infiltrazioni ematiche anomale, che denotano i colpi subìti. Se si è trattato di pugni o di un corpo contundente è difficile dirlo. Non ci sono riflessi di quei colpi sulle ossa del volto e del cranio». Mezze conferme e mezze smentite. Mezze interviste (o si parla chiaramente, oppure è meglio stare zitti) che non aiutano certo a fare chiarezza e non hanno aiutato a farla in questi mesi. Yara, la prima volta, è stata ammazzata con sei coltellate o, in alternativa, sei colpi di cacciavite anche se non si è mai capito quale sarebbe stato quello letale. Poi, dopo qualche giorno, una nuova teoria: a uccidere la ragazzina sarebbero state due armi differenti, una lama e un altro oggetto invasivo, una pietra o qualcos'altro. Smentite. Silenzi. Qualche ammissione del pm. Poi, l'ipotesi soffocamento. Accantonata (Ruggeri: «Non penso che sia morta per asfissia»). E ancora, durante una conferenza stampa, il procuratore capo di Bergamo, Massimo Meroni, ha spiegato che l'agonia della ragazzina non sarebbe stata breve, non escludendo, quindi, che potrebbe essere “morta di freddo” (teoria che ora sembra scartata). A sorpresa, poi, lo scenario più strano. Yara sarebbe stata uccisa per un rito satanico e dunque la sua morte sarebbe avvenuta per dissanguamento. Una, due, tre, quattro, cinque, sei volte uccisa, povera Yara. Ora, con il taglio della carotide, l'hanno ammazzata per la settima volta. Troppo. Adesso basta, lasciamola riposare in pace e aspettiamo gli esiti ufficiali dell'autopsia. di Alessandro Dell'Orto

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