Ruby, ok a voto sul conflitto di attribuzione
Giunta autorizzazioni dà parere favorevole a richiesta capigruppo. Berlusconi ha agito in funzione di Presidente del Consiglio
La Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, con 11 voti favorevoli e 10 contrari, ha dato parere favorevole alla richiesta dei capigruppo di Pdl, lega e Responsabili di sollevare il conflitto di attribuzione sul cosiddetto Caso Ruby. Giovedì ci sarà il parere della Giunta per il regolamento, presieduta da Gianfranco Fini, a cui seguirà la decisione dell'ufficio di presidenza, che dovrà decidere se sulla questione sarà necessario un voto della Camera, come ha richiesto il Pdl. REATO DI NATURA MINISTERIALE - Nel parere la maggioranza ha scritto che la giunta "esprime che la Camera, a tutela delle sue prerogative costituzionali, debba elevare un conflitto di attribuzioni nei confronti dell'autorità giudiziaria di Milano, essendo stata da quest'ultima lesa nella sfera delle sue attribuzioni riconosciute dall'articolo 96 della Costituzione". La sostanza è che secondo la giunta è corretto quanto sostengono i capigruppo della maggioranza, ovvero che il reato di cui è accusato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (concussione, per la telefonata alla questura di Milano) sia di natura ministeriale. Il premier, dunque, avrebbe agito nella sua funzione di presidente del Consiglio. POTERI DELLO STATO - Ancora, il parere - rispetto al quale l'opposizione si è detta contraria - sottolinea come vengano "condivise integralmente le considerazioni" scritte nella lettera ricevuta dai capigruppo Cicchitto, Reguzzoni e Sardelli, e dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il parere indica come venga condivisa la preoccupazione "espressa nella lettera dei richiedenti che una rinuncia da parte della Camera ad una ferma reazione di fronte a questa lesione delle sue prerogative possa introdurre, se trascurata e ripetuta, una modifica implicita della Costituzione quanto ai rapporti fra i poteri dello Stato". Quindi il parere sottolinea la necessità di una presa di posizione dell'assemblea della Camera "in quanto sede ultima delle decisioni della Camera, in particolare quando tali decisioni involgono rapporti con altri poteri dello stato, attraverso un'iniziativa coerente e conseguente rispetto alle precedenti deliberazioni da esse assunte nella seduta del 3 febbraio, sorrette da valutazioni poi del tutto ignorate dai giudici".