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Fini, quante menzogne su Montecarlo Così i Pm hanno deciso di graziarlo

Casa Tulliani: Pontone, l'ex tesoriere di Alleanza Nazionale ha mentito. Ma la Procura non ha voluto risentirlo

Giulio Bucchi
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Non un rigo delle due paginette con cui il capo dei gip del tribunale di Roma, Carlo Figliolia, ha archiviato per gli aspetti penali la questione “casa di Montecarlo” è dedicato all'ex tesoriere di An, Francesco Pontone, che pure era indagato per truffa insieme all'ex presidente del partito, Gianfranco Fini. Una assenza misteriosa, perché tutti i protagonisti della vicenda penale legata alla vendita della casa di Montecarlo si attendevano con quella decisione del gip l'apertura di un procedimento penale nuovo che riguardava Pontone. I pm dell'inchiesta infatti avevano interrogato l'ex tesoriere di An come persona informata dei fatti il 14 settembre 2010. E in quell'occasione Pontone aveva cercato di giustificare il prezzo assai basso (lo ha riconosciuto anche il gip di Roma) a cui era stato venduto l'appartamento finito a Giancarlo Tulliani, con uno stato di abbandono dei locali. Pontone aveva spiegato di essere andato con il parlamentare di An, Antonio Caruso nel 2000 a Montecarlo, di essere entrato nell'appartamento ricevuto in eredità dalla contessa Anna Maria Colleoni e di averlo trovato fatiscente. I pm avevano convocato qualche giorno dopo lo stesso Caruso che aveva smentito la versione di Pontone: «No, l'appartamento l'abbiamo visto solo dall'esterno. Non siamo entrati perché non avevamo le chiavi». Qualche settimana dopo è arrivata dalla rogatoria di Montecarlo la conferma documentale della versione di Caruso. Un documento del tribunale di primo grado di Monaco ha certificato infatti che non era consentito a nessuno l'ingresso nella casa di Montecarlo (le chiavi erano sotto sequestro giudiziario in attesa della definizione del passaggio ereditario) se non su autorizzazione scritta dello stesso tribunale. L'autorizzazione è stata concessa per la prima (e definitiva) volta nell'agosto 2002, vale a dire due anni dopo la presunta visita di Pontone. Sembra una banalità, ma la testimonianza di Caruso e quel documento ottenuto per rogatoria certificano senza ombra di dubbio che Pontone sul punto nell'interrogatorio mentì, rischiando per altro di sviare le indagini del pubblico ministero. L'ex segretario di An non era indagato al momento dell'interrogatorio, e quindi ha compiuto un reato (false informazioni al pubblico ministero) punito fino a 4 anni ai sensi dell'articolo 371 bis del codice penale. Lo stesso articolo spiega che il reato è procedibile di ufficio immediatamente nel caso di rifiuto a fornire informazioni, altrimenti resta sospeso o fino alla pronuncia della sentenza di primo grado o fino alla definizione del procedimento con archiviazione o con sentenza di non luogo a procedere, come è avvenuto in questo caso. Su questa strana sparizione del possibile reato compiuto da Pontone dal fascicolo processuale è stata presentata da alcuni parlamentari del Pdl una interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia che ora rischia di procurare qualche fastidio al tribunale di Roma. Per rispondere infatti il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha una sola via: inviare ispettori a interrogare pm e gip che si sono occupati del fascicolo sulla casa di Montecarlo. Anche perché chiudere gli occhi su un reato compiuto in flagranza rischia di fare gettare una luce sinistra sull'intera vicenda. Dimostrando una volta di più come l'obbligo di esercitare l'azione penale sia una favoletta destinata alla povera gente. Per i potenti si esercita a comando: sempre verso i nemici dei giudici, mai verso i loro amici. Entro sabato (quando sarà annunciata da Francesco Storace) verrà preparata comunque la causa civile nei confronti di Fini e Pontone, così come ha invitato a fare la procura di Roma e lo stesso gip nel suo decreto di archiviazione dal reato di truffa. Fini verrà così convocato nella stanza 183 al secondo piano degli uffici dove ha sede il tribunale di Roma. Da lunedì prossimo infatti le nuove norme sulla media conciliazione impongono prima di avviare una causa di tentare una soluzione mediata fra le parti. E in quella stanza ha sede proprio il mediatore ufficiale della avvocatura romana, che chiederà a Fini quanti soldi è disposto a restituire ad Alleanza nazionale per evitare la causa civile. di Fosca Bincher

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