Paura nucleare: siamo aggrappati a 50 samurai
Il mondo guarda a quei pochi tecnici e pompieri che rischiano la vita per domare l'emergenza. Gli altri scappano
Sono rimasti solo 50 tecnici a separare il Giappone dall'apocalisse nucleare. Sono gli ingegneri e i pompieri della centrale atomica di Fukushima-1, che hanno scelto di sacrificare, quasi sicuramente, le loro vite, mentre i loro 750 colleghi sono stati messi in salvo. La situazione rispetto ai giorni scorsi si è ulteriormente aggravata e la cosa che preoccupa più delle radiazioni è forse l'atteggiamento del governo giapponese, che sta dando notizie spesso contradditorie. In un drammatico discorso alla nazione, il premier Naoto Kan ha chiesto ai cittadini di «mantenere la calma» ma i rischi sono molto alti, sostengono molti esperti di tutto il mondo, e dicono che si va verso la catastrofe. Nel reattore numero 2 ieri si è verificata una nuova esplosione (la quarta nell'impianto, e non la terza, come ha precisato la Bbc), mentre nel reattore numero 4 sono divampati due incendi, il primo è stato estinto, il secondo si è sviluppato a seguito di un'esplosione quando in Italia erano passate le 22. Nella centrale ci sono ancora gravi problemi di raffreddamento, si è verificata una parziale fusione del nocciolo nel reattore 1 e si teme la stessa sorte per il 2 e il 3. In un segnale preoccupante, il portavoce del governo, Yukio Edano, ha affermato che anche i reattori 5 e 6 danno segni di surriscaldamento. Il commissario Ue all'Energia, Gunther Oettinger, ha definito «apocalisse» la tragedia in Giappone, aggiungendo che le autorità locali hanno praticamente perso il controllo della situazione. «Non escludo che si possano verificare altri incendi ed esplosioni nelle prossime ore», ha aggiunto. L'incidente alla centrale giapponese ha ormai raggiunto il livello di gravità 6 nella scala internazionale sui disastri nucleari, che arriva a 7, quello di Chernobyl. C'è da dire, comunque, che i reattori giapponesi sono infinitamente più sofisticati di quello che esplose in Ucraina, nel 1986. A Fukushima, però, il rischio non è rappresentato da un solo reattore ma da almeno quattro. Il tutto con l'incognita di nubi tossiche che potrebbero spingersi a centinaia di chilometri di distanza. Ieri è stata completata l'evacuazione di tutti i residenti nel raggio di 20 chilometri dall'impianto e tutti coloro che vivono tra i 20 e i 30 chilometri devono rimanere in casa. Ma l'allarme non si è fermato lì. È arrivato fino a Tokyo, dato che il livello di radiazioni in certi quartieri supera di 20 volte quello normale. L'ambasciatore italiano, Vincenzo Petrone, ha invitato i connazionali a lasciare il Paese. Lo stesso ha fatto la Francia, affermando che la capitale era a rischio, mentre due linee aree, Air China e la taiwanese Eva Airways, hanno sospeso i voli su Tokyo. In seguito, Lufthansa ha spostato i suoi voli da Tokyo a Nagoya e Osaka. La provvidenziale calma dei giapponesi è messa duramente alla prova dal panico ormai diffuso. I notiziari continuano a mandare le immagini dei centri di accoglienza istituiti nella zona intorno alla centrale, dove la popolazione è sottoposta a costante monitoraggio medico. E la televisione Nhk ha cominciato a trasmettere istruzioni dettagliate per evitare la contaminazione, tra cui quella di non stendere all'esterno i panni lavati e di bere, assolutamente, l'acqua in bottiglia. Su Internet è scattata la caccia alle pillole di iodio, considerate un “antidoto” alle radiazioni, con prezzi alle stelle, fino a 500 dollari a pacchetto. Intanto, scappano i residenti di Tokyo verso il sud, ancora più lontano da Fukushima, che si trova a 230 km a nord della capitale. E scappano soprattutto gli stranieri, dando la caccia a ogni posto libero su qualsiasi aereo che lasci il Paese. Non solo, si preparano piani di evacuazione ancora più ampi e Tokyo ha perso la sua vitalità. Chi non riesce ad andarsene prende d'assalto i supermercati per fare scorte. Ma il terrore nucleare va ben oltre il Giappone. Le correnti infatti potrebbero portare la nube tossica oltre l'Oceano Pacifico fino alle coste degli Stati Uniti, che si stanno preparando al peggio. La marina americana in Giappone ha riposizionato le sue navi lontano dalla centrale, e controlla in tempo reale gli aumenti di radioattività. Ieri sera è arrivata qualche notizia positiva, col governo di Tokyo che ha affermato che i livelli di radioattività sono fortemente scesi a Fukushima. di Alessandro Carlini Partecipa alla raccolta fondi della Croce Rossa: invia un sms al 45500 per donare 2 euro.