Il rischio psicosi? C'è soltanto in Europa
La Merkel blocca le centrali tedesce, Parigi chiude l'ambasciata: così la (loro) tragedia diventa una (nostra) farsa / SCAGLIA
«Scusi, quant'è per un contatore geiger, che vorrei dare una controllata alla casa?». E intendiamoci, non è che si vuol sminuire timori oltremodo comprensibili, la tragedia giapponese non ammette ironie e sono le stesse autorità nipponiche a dichiararsi preoccupate per quel che sta accadendo alle centrali nucleari del Paese. Peraltro, è anche normale che eventi di questo genere riattizzino paure evidentemente latenti. Che però, come sempre in questi casi, trovano spesso sfogo in reazioni queste sì incontrollabili e anche paradossali, mostrando un mondo (ri)contagiato da un'infettiva sindrome da terrore atomico. E se da una parte gli studiosi - pro o contro che siano - analizzano i (pochi) dati scientificamente certi per calcolare la probabilità che un disastro del genere possa ripetersi altrove, ecco che invece ai paranoici della catastrofe incombente non par vero di poter correre a comprare strumenti in grado di avvertirli fin nel giardino di casa dell'apocalisse prossima ventura. Certo, bisognerebbe poi capire fino a che punto la notizia sconfini nell'autopromozione, ma pare che in questi ultimi giorni siano di molto aumentate le richieste da parte di privati di contatori geiger, quelli che per l'appunto misurano il tasso di radioattività nell'aria. Lo conferma Roberto Tommesani, socio di un'azienda bolognese del settore che importa apparecchi dalla Germania. Il quale, dopo aver confermato la crescita degli ordini, aggiunge che «secondo alcuni rivenditori sono aumentate anche le richieste di maschere antigas» - magari c'era lo sconto-promozione, ci dice l'amico con tono sarcastico. In effetti, andando sul sito in questione, si va dai 419 euro (invece che 451!) per congegno e custodia in pelle e valigetta ermetica anticaduta, fino ai 1.790 euro per lo strumento ultra-professionale che monitora «radiazioni alfa, beta e gamma». Il massimo! E dunque, ecco che si riaffaccia ad ogni finestrella virtuale il sole del «no grazie» all'energia nucleare - sui social network è tutto un rifiorir di «stop alle centrali!». Così come riprende vigore il dibattito con chi invece considera l'energia spremuta dall'atomo la soluzione più ecologica e addirittura lungimirante, in questo senso circoscrivendone i rischi. Per la verità, anche i governi si mostrano sensibili alla ripresa di slancio del fronte del no. Per dire: c'è la nuclearissima Svizzera che sospende le autorizzazioni per nuovi impianti - «la sicurezza ha la priorità», così il ministro elvetico. E in Germania si rinvia di tre mesi la decisione sul prolungamento d'attività di diciassette centrali - e però due chiuderanno subito -, con la Angela Merkel che rimarca come «il passaggio all'era dell'energia rinnovabile è un obbligo», considerazione condivisibile e che però prefigura scenari di là da venire. E ancora, il ministro dell'Ambiente austriaco chiede «test di resistenza per le centrali europee», richiesta bocciata dalla presidenza ungherese dell'Unione Europea. La quale però a sua volta reclama all'Agenzia internazionale per l'energia atomica un summit per «avviare una riflessione sulle implicazioni degli eventi giapponesi sulla sicurezza degli impianti». E così fino agli Stati Uniti, dove il senatore democratico Lieberman vuole la sospensione dei progetti nucleari fin quando non sarà ben compresa la tragedia in corso. E l'Italia? Qui si veleggia in vista del referendum di giugno, indetto proprio per ostacolare l'annunciata svolta nuclearista del governo. In ogni caso il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo puntualizza che «la linea italiana non cambia». Concetto ribadito in sostanza dal responsabile dello Sviluppo economico Paolo Romani, secondo cui «è anche giusto che ci sia un momento di riflessione da parte di tutti». Si vedrà. D'altra parte, Legambiente, Greenpeace e Wwf chiedono le dimissioni dei componenti dell'Agenzia (italiana) per la sicurezza nucleare, presieduta da Umberto Veronesi. E cosa c'entrano con la tragedia giapponese? No, niente, e però secondo gli ambientalisti avrebbero sminuito la gravità dell'evento. di Andrea Scaglia